Il Jazz Tradizionale incontra il Jazz Moderno - (quello dagli anni '50 agli anni '70)
 
 
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Il Jazz Tradizionale incontra il Jazz Moderno
(quello dagli anni '50 agli anni '70)

 

 

di Lino Patruno

 

 

Fin dagli anni '50 non è mai corso buon sangue fra i musicisti e gli appassionati di jazz moderno e quelli di jazz tradizionale, ma questo divario man mano che sono trascorsi gli anni si è pian piano moderato anche perchè il linguaggio del jazz tradizionale si è molto modernizzato sopratutto nelle sezioni ritmiche e anche nell'improvvisazione, senza tuttavia farsi catturare dal linguaggio "bop". Il risultato potremmo definirlo "mainstream", verso il quale si sono rifugiati anche quei musicisti che negli anni '50 e '60 suonavano il cosiddetto "jazz moderno" e che non hanno ceduto alle lusinghe del jazz odierno che è nel frattempo diventato una cosa a se'. Ci è quindi capitato di suonare spesso a fianco di solisti con cui sarebbe stato impossibile dividere la stessa pedana.
Fra i nomi che mi vengono in mente ricordo quello dei sassofonisti Gianni Basso e Glauco Masetti che spesso hanno suonato come "guest" nel mio jazz show, soprattutto durante alcuni festival estivi. Oltre a loro il chitarrista e armonicista Bruno De Filippi che ebbe modo negli anni '60 di suonare assieme a Louis Armstrong durante il Festival della Canzone di Sanremo. Per anni chiamai alla batteria l'indimenticabile Gil Cuppini e al pianoforte Sante Palumbo per concerti, festival e incisione di dischi.
Nella mia band di "Portobello" militarono musicisti come il trombettista Emilio Soana, il trombonista Rudy Migliardi e il tenorsassofonista Leandro Prete e alla TV nel programma "Il cappello sulle 23" chiamai come trombettista il non dimenticato Sergio Fanni, una delle migliori trombe italiane di jazz moderno, facendogli condurre una "front line" prettamente dixieland.
Mi capitò una volta anche di avere in orchestra il sassofonista Gianluigi Trovesi, molto simpatico devo dire, ma i nostri linguaggi erano molto ma molto lontani.
Una volta Franco D'Andrea mi pregò di chiamarlo qualche volta come pianista del gruppo per poter esplorare il jazz classico, cosa che feci con immenso piacere, e la stessa cosa avvenne con il batterista Tullio De Piscopo, uno dei più straordinari batteristi europei. Nunzio Rotondo mi chiamò a suonare più volte con lui il contrabbasso in jam session alle quali partecipava anche il sassofonista Enzo Scoppa. Con Tony Scott era diventato quasi d'obbligo suonare assieme ogni qualvolta ci si incontrava e lo stesso avvenne con il pianista Renato Sellani e il chitarrista Franco Cerri che negli anni '50 aveva suonato assieme al grande chitarrista Django Reinhardt.
Nella mia band romana spessissimo chiamai il trombettista Cicci Santucci e molte volte invitai sul palco il grande chitarrista Eddy Palermo. Sempre a Roma ricordo che Massimo Urbani veniva spesso al "Mississippi Jazz Club" e mi chiedeva di poter suonare con la mia band perchè era molto affascinato dal jazz tradizionale.
A Milano chiamai Guido Manusardi per incidere alcuni brani assieme al leggendario sassofonista di Chicago Bud Freeman e assieme a Enrico Intra, al Festival di Ascona, organizzai una big band per ricordare la musica di Bix Beiderbecke nel periodo in cui militò con la grande orchestra di Paul Whiteman negli anni '20.
Ricordi indimenticabili come i personaggi citati, lontani da quel jazz odierno che sembra quasi non abbia le stesse radici a cui ci siamo legati, quelle delle origini del jazz, che ai più sono sconosciute sopratutto per l'ignoranza in cui il jazz oggi vive nei confronti della storia.

 
   
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