BORIS VIAN: JAZZ E VITALISMO
di Corrado Barbieri
Pare che jazz e vitalismo siano un binomio inscindibile. Difficile pensare al vivere interiormente in modo intenso, ad avere passione per lo scrivere romanzi o poesie, al comporre canzoni o creare soggetti cinematografici e, ancora piu' difficile, immaginare che si possa vivere contemporaneamente tutto questo senza il jazz.
La conferma storica piu' evidente ce la da' la figura multiforme e sfaccettata del francese Boris Vian : scrittore con 10 romanzi all'attivo, giornalista, poeta, traduttore in Francia di autori come Chandler, Strindberg, Aldren, compositore di 500 canzoni, drammaturgo, fondatore di un locale notturno dove si riuniscono gli esistenzialisti, e... trombettista di jazz.
Nato nel 1920, in un ambiente dove si respirava musica e letteratura, inizia a suonare la cornetta a undici anni e ben presto e' animato da una forsennata voglia di vivere, che avrà il suo momento più intenso nella Parigi degli anni '50.
Sara' lui a fare da "contatto" tra Duke Ellington e Miles Davis, a scrivere sulle più importanti riviste francesi di jazz in quegli anni, ad organizzare le sue sedute di registrazione, che vedranno una produzione abbastanza consistente, e a sferrare con un suo scritto un feroce attacco alle case discografiche per certi loro meccanismi perversi.
Apprestandosi per la prima volta all'ascolto dei suoi dischi, viene quasi da prevedere quale sara' la figura a cui si ispira, che altri non poteva essere se non Bix! Che spesso cerca addirittura di imitare anche nei suoi riff, usando una strana, piccola tromba, che definirà nei suoi scritti "trompinette".
Anche Boris non vivrà a lungo, stroncato da un attacco cardiaco a 39 anni.
Lascia scritto nella prefazione di un suo libro "... sono solo due le cose che contano, l'amore in tutte le sue forme, e la musica di New Orleans e di Duke Ellington, tutto il resto e' da buttare perché e' brutto ..."
In quale altra forma d'arte riusciamo a trovare un simile universo di personaggi e di umanita' ? ...
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