SCHEGGE DI JAZZ PURISSIMO, NEL GRIGIORE COMMERCIALE

 
 
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TUBA SKINNY

Come non amarli?



Di Corrado Barbieri







Siamo all’inizio degli anni 2000, poco prima dell ‘ uragano Katrina che devasterà New Orleans, e un gruppo eterogeneo di musicisti si esibisce in vari angoli della città, come da antica tradizione . Anche la musica e’ eterogenea e va dal Cajun a quel misto di blues-jazz-folk-rock che da parecchi anni e’ ascoltabile nella città del delta. E c’e’ un terzo fattore di eterogeneità, la provenienza dei musicisti, che vengono dall’ Est, dal Nord e dall’ovest piu’ lontano, curiosamente nessuno é nato a New Orleans. Ma c’è gia’ in quella compagine che cambia in continuazione, un piccolo nucleo interno. Di esso fa parte l’elemento di gran lunga piu’ importante, Shaye Cohn, bostoniana, giovane nipote di Al Cohn, sassofonista, arrangiatore e compositore, presente per trent’anni sulla scena del jazz. Shaye ha la musica fin nel profondo dei cromosomi, suona il piano, la fisarmonica, il violino, il banjo ed e’ estremamente versatile e intelligente. Suonano il banjo e la chitarra anche gli altri componenti del piccolo nucleo, Barnabus Jones e Todd Burdick.
Un giorno, come fosse l’ idea piu’ semplice a portata di mano...la mente fertile e organizzatrice di Shaye la fa uscire con questa trovata “ non sarebbe bello se un giorno avessimo una brass band ? “. Verrebbe da dire che avvenne un incanto, se non sapessimo quanto talento e impegno richiede il suonare a un certo livello gli ottoni nel jazz. Nascono i Tuba Skinny, con un repertorio di blues, ragtime, jazz degli anni 20 e 30 da far impallidire centinaia di band di revival tra passato e presente. Shaye Cohn é alla cornetta, Barnabus Jones al trombone, Todd Burdick al tuba/ sousaphone. A loro si uniscono gli altri che vedremo.
La forza del gruppo negli assieme e’ letteralmente formidabile, e sempre sotto la direzione attentissima della giovane Shaye : non c’è attacco, non assolo che non sia segnalato al gruppo magari solo con un gesto impercettibile dalla graziosa cornettista, che da parte sua é in grado di uscirsene con un “ Willie the Weeper “ o un “ King of Zulus “ che avrebbero trovato la piena approvazione di Louis! 
Gli assoli di ciascuno sono ben dosati, puntuali e sempre ben situati nell’economia di ogni brano. Quanto alle dimensioni del repertorio, sono vastissime . C’e’ anche una chicca in tanta varieta’ e tanto talento, rappresentata da divagazioni in sound folk e country, eseguite in chiave perfettamente compatibile con la musica degli anni d’oro del jazz.
Ma è indispensabile, prima di passare all’ascolto dei link e per fissare per sempre con le parole la valenza della band, esaminare una per una le caratteristiche dei componenti, anche per cercare una spiegazione di quella irresistibile empatia che il gruppo riesce ad emanare e che costituisce a nostro avviso una caratteristica rara nel jazz degli ultimi decenni, i cui interpreti sono troppo spesso così ripiegati su se stessi da apparire distanti dal loro pubblico.

Shaye Cohn, cornetta : con un fraseggio legato, un timbro nitido e pulito e un sound da old New Orleans, é l’anima conduttrice del gruppo e si puo’ definirla una direttrice ad ogni effetto. Con l’uso frequente della sordina da’ a molti brani quel sapore di autenticità New Orleans che dispensa sicure sensazioni a chi ascolta. 
Barnabus Jones,trombone : un musicista quadrato ed essenziale, sempre in chiave, schematico nel suo ruolo, con un fraseggio staccato, un po’ avaro dei glissando dell’epoca d’oro.
Craig Flory, clarinetto : solitamente chi suona questo strumento nel jazz classico e' riconducibile allo stile di uno dei grandi del passato. Flory si e' ispirato ora ad uno, ora ad un altro, con il risultato di un sound vario quanto efficace e piacevole.
Todd Burdick, tuba/sousaphone : é naturalmente il segno distintivo della band e non poteva essere che un musicista ricco di fantasia, in grado di spingere lo strumento anche oltre il suo classico ruolo. 
Gregory Sherman, chitarra e banjo : é il protagonista, con una voce molto interessante, delle citate interpolazioni folk e country nel repertorio della band.
Jason Lawrence, banjo e chitarra : dei tre musicisti di strumenti a corde che danno al gruppo quella pienezza della sezione ritmica non riscontrabile in alcuna altra band di revival, ne é il motore principale. Al banjo, é per il gruppo una base di straordinaria solidità ritmica, in grado anche di eseguire assolo straordinari .
Max Bien-Khan, chitarra e banjo : é alla chitarra cio ‘ che Lawrence e’ al banjo. 

Robin Rapuzzi, washboard : non credo che si pecchi di esagerazione definendo questo giovane jazzista uno dei migliori esecutori di questo strumento apparsi negli ultimi decenni. 

Erika Lewis, canto e grancassa : é un altro degli elementi caratteristici di questa band : seduta sulla grancassa, fornisce il ritmo percuotendola dai due lati e canta i blues con tutta la genuinita’ che e’ richiesta a questo ruolo nel contesto di una band di jazz classico.
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Oltre al talento, si è detto che altri elementi concorrono a fare di questa band qualcosa di straordinario, diremmo di nuovo per i nostri tempi: la capacità di trasmettere con la sua musica e le interpretazioni di ciascuno il vero spirito del primo jazz, che altro non è se non gioia pura, una sensazione piuttosto rara nel cupo e piatto terzo millennio. Se poi consideriamo che, al pari dei padri del jazz, l’orchestra ha potuto sopravvivere solo grazie al sostentamento economico minimo fornito dalla benevolenza del pubblico, senza alcuna entità commerciale alle spalle, si può definirlo un meraviglioso fenomeno !
I video dei Tuba Skinny su YouTube sono al momento di questo scritto circa 500 ( alcuni con oltre 100mila visite) . Un avvertimento agli appassionati : una volta iniziato l’ascolto, se ne diventa addetti!

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 



 

 

 

 


 

 

 

 





 

 
 
   
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