From Spirituals to Swing
di Corrado Barbieri
Si tratta forse dell’evento socialmente più importante della storia del jazz e senz’altro storicamente uno dei momenti più significativi. Infatti, la storia fu proprio l’idea che innescò a John Hammond il progetto di due concerti che si svolsero alla Carnegie Hall di New York rispettivamente il 23 dicembre 1938 e il 24 dicembre 1939.
L’idea non fu soltanto quella di presentare una musica che andasse dagli spirituals alle big band dello Swing, passando attraverso il blues e il jazz di stile più classico, ma molto di più, giacché Hammond si prefiggeva di svolgere un ruolo storico attraverso l’abbattimento delle barriere razziali. Come sappiamo John Hammond, proveniente dalla famiglia dei banchieri Vanderbilt fu una delle massime figure di talent scout e mecenate della storia della musica americana. Basta citare alcuni nomi degli artisti che scoprì, lanciò e aiutò, per avere la dimensione della figura umana di Hammond: Billie Holiday, Benny Goodman, Count Basie, fino ad arrivare a Bob Dylan e Bruce Springsteen.
In quegli anni la commistione fra musicisti bianchi e neri era ancora impensabile in pubblico, tant’è che Hammond ebbe grandi difficoltà a reperire i fondi per il suo straordinario progetto. Infine riuscì a trovare appoggio fra le formazioni politiche di sinistra legate al partito comunista, che naturalmente fecero etichettare un Hammond che era assolutamente indipendente, come comunista per il resto dei suoi giorni. Potenza del conservatorismo borghese di quegli anni. Si può quindi considerare From Spiritual To Swing, dato il forte impatto dell’evento e della musica, come uno dei primi passi compiuti per i diritti civili dei Neri negli Stati Uniti. Una pietra miliare sociale, musicale e storica, che tuttavia fu trasposta da acetato su nastro soltanto nel 1953 e distribuita come album nel 1959. Il 1999 vede la ripubblicazione di uno splendido cofanetto di 3 CD da parte della Vanguard Records, contenente non solo una pubblicazione ricca di splendide immagini dell’epoca e di dettagli musicali, ma anche della copia esatta, sulla carta gialla dell’epoca, del programma originale di quegli storici concerti, la cui copertina era stata dedicata a Bessie Smith.
Gli artisti che si alternano vanno dalla Big Band di Count Basie, ai pianisti del boogie, dal bluesman Joe Turner a Sister Rosetta Tharpe, passando per altri bluesman quali Big Bill Broonzy, Sonny Terry e a una prima formazione del The Golden Gate Quartet. Sotto, l’elenco completo delle orchestre e dei singoli artisti.
Sarebbe troppo lungo in questa sede esaminare brano per brano ed esecutore per esecutore e mi limito a citare ciò che più brilla e più colpisce l’ascoltatore, come i Kansas City Six formati da una compagine di artisti strepitosi quali: Buck Clayton, Lester Young, Charlie Christian, Freddie Green, Walter Page, Jo Jones, il cui swing è letteralmente travolgente; interessante e del pari entusiasmante è il Benny Goodman Sexstet che alla batteria ha un Nick Fatool che assolutamente non fa sentire la mancanza di Krupa. Un privilegio ritengo sia ascoltare il trombettista Tommy Ladnier in seno ai New Orleans Feetwarmers di Sidney Bechet, che incisivo, asciutto, con le sue note scarne rende incredibilmente piacevoli brani quali Weary Blues e Milenberg Joys.
23 dicembre, 1938
- The Count Basie Orchestra
- Oran “Hot Lips” Page with the Count Basie
- Meade Lux Lewis
- Albert Ammons
- Pete Johnson
- Joe Turner with Pete Johnson
- Sister Rosetta Tharpe with Albert Ammons
- Mitchell’s Christian Singers
- Big Bill Broonzy
- Sonny Terry
- James P.Johnson
- Jimmy Rushing with the Count Basie Orchestra
- The Kansas City Six
- The Golden Gate Quartet
24 dicembre, 1939
- The Benny Goodman Sextet
- James P. Johnson
- Ida Cox with Shad Collins, Dicky Wells, Buddy Tate (tenor sax), James P. Johnson, Freddie Green, Walter Page, Jo Jones
- Big Bill Broonzy with Albert Ammons
- Sonny Terry with Bull City Red
- Helen Humes with James P. Johnson and the Count Basie Orchestra
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