Intervista a cura di Bill Coss
Down Beat - gennaio 1962
Fotografie di Ettore Ulivelli
Il Ritorno di Sonny Rollins
“Qualche settimana fa, il tenorsassofonista Sonny Rollins e' ritornato al mondo del jazz dal quale si era volontariamente ritirato due anni fa. Nella sua serata di apertura alla New York Jazz Gallery l'audience mostrava
un'irrefrenabile aria di aspettative, piu' consona ad uno stadio di calcio che ad un jazz club.
Si', perche' Rollins e' diventato una leggenda (“ed e' questo il motivo principale per cui mi sono ritirato”) ricorda. E la leggenda recita: un artista di successo musicale e finanziario, rispettato dai suoi pari, leader acclamato dello stile del sax tenore e uno dei creatori di una particolare improvvisazione che, d'un tratto, si lascia tutto alle spalle per cercare la sua musica, la sua stessa anima per ragioni che possono solo essere presunte.
Non ne fa alcun annuncio pubblico – e' affare privato. Per due anni ci sono solo congetture. La piu' diffusa tra queste e' quella che lo vuole esercitarsi giornalmente sul Williamsburg Bridge.
In seguito, all'inizio dell'estate del 1961, una mezza dozzina di segnalazioni lo indicano in procinto di terminare il suo ritiro. Le segnalazioni si rivelano corrette a novembre.
Nella serata di apertura nel club, mentre si avvicina al palco si avvertono delle increspature di suono e di movimenti precederlo, grida di esortazione e di saluti. Ricordano le fasi di un campionato di boxe come, del resto, appare Rollins, uno sfidante.
Alto e con larghe spalle, muovendosi con grazia mascolina, proietta un'impressione di forza. Certamente, la sua faccia lunga e larga ha sembianze orientali, la testa rasata e il mento appuntito finisce in un smussato goatee (il tipico pizzo in voga in quel periodo, N.d.T).
Ma l'immagine del boxeur rimane la piu' appropriata. “Ho smesso di fumare” dice,” ho ridotto drasticamente il bere e sollevo i pesi giornalmente”. Quando inizia a suonare, si aggiudica tutti i rounds. Alla fine del set, la standing ovation rende impossibile l'annuncio dei musicisti del su suo gruppo (Jim Hall, chitarra, Bob Cranshaw, basso e Walter Perkins, batteria).
Sceso dal palco, e' immediatamente circondato.
Come ti senti ad essere ritornato, Sonny? “Non e' cambiato granche', da quanto vedo”, risponde, “ma sono io ad essere cambiato”.
Innanzitutto, perche' hai mollato? “Non ero piu' in grado di reggere le distrazioni.”
Cosa hai fatto in tutto quel tempo? “Principalmente, esercitarmi”.
Colgo la sua attenzione e ci dirigiamo verso un posto tranquillo. “Credo che li abbia innervositi il fatto che stessi solo esercitandomi” mi dice, “So che molti saranno delusi nel vedere che non sono rientrato in scena portando qualcosa di radicalmente nuovo (qualcuno infatti ha espresso quel disappunto, dopo), ma sono rientrato portando qualcosa assolutamente nuova – me stesso. Ecco perche' sono riuscito a ritornare, perche' sono finalmente abbastanza forte per reggere le distrazioni, per essere sufficientemente obbiettivo nei confronti del mio stile e di quello del gruppo e sovraintendere le faccende del business.
Ma, ovviamente ho fatto ben altro oltre agli esercizi – ho fatto un sacco di esercizio fisico Rollins e' sempre stato diverso.
Nasce a New York, nel 1929 e per anni non mostra alcun interesse per la musica pur avendo studiato il piano a otto anni; ricorda che l'interesse per il sax nacque perche' un amico ne possedeva uno. Sonny fu stupito da una foto dell'amico che teneva il tenore e cio' lo indusse ad acquistare un proprio strumento, un sax alto.
Lo suonava mentre studiava musica alle superiori ma, nel 1946 passa al tenore. A quella data suonava gia' da professionista a New York anche se non era ancora certo di cosa avrebbe voluto fare nella vita. Ricorda come si era andato sviluppando il suo suono: “Quando suonavo il sax alto ero molto influenzato da Louis Jordan. Pochi ricordano quanto era bravo, lui e la sua blues band. Poi ascoltai Coleman Hawkins ed iniziai a suonare il sax alto sotto la sua influenza; passai ad un'ancia per tenore ed ottenni una sorta di suono da sax tenore. Quando iniziai a suonare il sax tenore, dissero che avevo un sound da alto, tipo che assomigliavo a Lester (Young) in un brano e a Bean (nomignolo di Hawkins N.d.T) in un altro e questi erano due bravi musicisti cui si poteva assomigliare.
Pochi artisti hanno ricevuto un plauso da fans e musicisti cosi' eminente ed in cosi' poco tempo, come Rollins. Da alcuni, gli viene
riconosciuta la medesima statura di Young e Hawkins.
“Vedi,” mi dice quando gliene faccio menzione, “questa e' un'altra delle ragioni che mi hanno spinto a lasciare il business. Avevo incominciato a credere a questo tipo di cose e non riuscivo ad esserne all'altezza.
Questa e' un altra cosa che ho imparato a fare. Ho smesso di leggere i critici – mi fanno veramente male.”
Per non disturbare gli altri Rollins aveva cercato a lungo un luogo che fosse abbastanza deserto per consentirgli di esercitarsi durante il suo ritiro.
“Alla fine scoprii il Williamsburg Bridge” dice, “e' molto vicino a dove abito – dovresti venire a vederlo uno di questi giorni. E' veramente unico; pochi ci passano e la maggior parte probabilmente ignora che c'e' un marciapiede.
E' un luogo meraviglioso dove ti senti sospeso. Ti sembra di essere in cima a tutto e puoi ammirare la distesa in lungo e in largo e la maggior parte di cio' che vedi e' stupenda. Li' posso suonare forte quanto voglio, guardarmi attorno e stupirmi. Ho maturato una prospettiva sulla musica, sulle persone, su tutto in effetti che prima non avevo.”
Tutto ha iniziato a quadrare da quella esperienza. Vedi, quando mollai tutto, credo di avere avuto l'intenzione di cambiare me stesso drasticamente, di cambiare il mio approccio allo strumento. Dopo un po' mi resi conto che quello, non era cio' di cui avevo bisogno o che mi infastidiva. E visto che immaginavo un lungo percorso ancora da fare, iniziai a frequentare alcuni corsi e iniziai a studiare pianoforte, armonia e contrappunto con Max Hughes.
Intanto gli esercizi andavano alla grande e sentivo di stare iniziando ad avere il controllo del mio strumento. Inoltre la situazione finanziaria non era male – ricevevo le royalties per i miei dischi e la mia musica e mia moglie –sono molto fortunato – lavorava.
Tutto procedeva sempre meglio. Riuscii anche a dare un po' di lezioni negli ultimi mesi. Sapevo di essere pronto. Avevo trovato i musicisti giusti e cio' spiega le ragioni di qualche avvio errato in questi ultimi mesi: avevo dovuto cercarli e, oltretutto, disporre di sufficente tempo per le prove. Ed ora, eccomi qua'”
Qualsiasi valutazione dello stile di Rollins deve essere fatta con riserva.
Vi sono due nei: una certa piattezza e, nonostante il dominio assoluto sullo strumento, l'evidenza di quanto tempo e' trascorso senza suonare con gli altri. Ma questi difetti in stretta relazione, sono strani ma non sono fenomeni mistici insiti nel suonare la musica.
Anni di esercitazioni creano la dimestichezza (con lo strumento), ma questa rimane solo un valore di destrezza manuale. Ma la tua tecnica strumentale, e questa include sia l'abilita' che il perche' e quando viene usata unitamente alle altre, puo' risultare ancora mancante.
Fortunatamente, queste debolezze richiedono solo un tempo imprecisato per essere superate, specie in un musicista con la statura di Rollins ed entrambe non possono veramente offuscare l'eccellenza del suo modo di suonare o di quella del suo gruppo.
Se vi sono alcuni delusi dal fatto che Rollins non sia riapparso per superare Ornette Coleman (nel testo originale, appare una curiosa e simpatica definizione: “to out-Ornette Coleman”N.d.T.) dovrebbero essercene altri felici di constatare la conferma della leadership di Rollins tesa, nelle parole di Ira Gitler “a far ritornare l'audience ad un certo grado di sanita' mentale.”
Per la maggior parte degli altri, tutta l'abilita' di Rollins e' ancora intatta, se mai ulteriormente perfezionata. Le sue caratteristiche principali continuano ad esprimere umorismo e uno sviluppo melodico unici.
Lo stile dell'improvvisazione, e' invece piu' difficile da descrivere. Dovrebbe essere lo scopo della maggior parte del jazz ma, lo e' solo raramente. Si tratta, essenzialmente, di individuare quella parte di una composizione sulla quale si vuole suonare. Questa puo' essere una frase che stuzzica la creativita' nell'immaginazione del musicista o, forse, solo alcune note. E' generalmente solo una coincidenza quando Rollins suona interamente il contenuto dello stato d'animo di una melodia. Egli e' piu' interessato ai frammenti che contiene, frammenti che sono ripetibili, che possono essere trasformati in un assolo, altamente formali nella loro ideazione ma, ripieni della complessita' derivata dalla personale espressivita'.
Ha dato prova di tutte queste caratteristiche nel terzo set della serata lasciando poco spazio alla conversazione. Infine, spera che il suo esempio di ritiro limitato riesca a convincere i giovani musicisti a fare altrettanto se lo desiderano.
Se tutti questi esperimenti a convivere con se stessi e con la propria arte dovessero avere successo, Rollins rimarra' un leader anche oltre il valore della sua straordinaria arte.
Bill Coss
Down Beat – gennaio 1962
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N.d.T: le “difficolta'” attribuite a Rollins in occasione del suo rientro nel mondo del jazz, vanno ovviamente riferite a quel periodo. La sua lunga carriera (ancor oggi e' intento ad esplorare nuove modalita' espressive), il successo e la costante ammirazione presso pubblico e critica fanno ormai di quei giorni uno sbiadito ricordo.
Ettore Ulivelli
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