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Shelly Manne 2,3,4: mix di sorprese
Di John Milner
Un duo, un trio, un quartetto, un album tra i piu' interessanti realizzati dalla mente sempre in cerca di sperimentazioni di Shelly Manne. Quelle in cui estrinsecare il suo raffinato stile di "anti-drummer", di batterista "melodico". In realta' un disco un po' inusuale, ma da godere sia per le sue sonorita', sia per le formazioni, che in questo caso non sono tipicamente "californiane": l'album infatti e' stato registrato a New York e con elementi non stilisticamente californiani. L' aspetto piu' interessante e piacevole e' dato dai brani in cui Shelly duetta con Coleman Hawkins, il gigante del sax tenore con cui aveva avuto modo di esibirsi da giovanissimo. Ascoltarli mentre alternano le loro frasi, come nel classico "Cherokee", ci fa venire il desiderio di ascoltarli piu' volte e ci rammenta che anche Hawkins, come Armstrong, puo' essere definito - il jazz - Il suo attacco in "Slowly" vale questa definizione e forse l'intero disco.
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