LA " REGINA DEL CABARET "

 
 
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LA " REGINA DEL CABARET "




Di John Milner




Lo straordinario periodo artistico che prese le mosse negli Stati Uniti dopo la fine della guerra vide tra i suoi fenomeni piu' eclatanti e piu' rilevanti l' ascesa del cantante solista, destinato a rivoluzionare la scena musicale e a creare un seguito entusiasta che sarebbe durato per sempre. Per quanto riguarda il canto jazz, come sappiamo furono soprattutto le interpreti femminili a scriverne la storia, a cui contribuì non poco la nascita all'inizio degli anni '50 del Long Playing da 12 pollici, la cui durata permetteva all'ascoltatore di immergersi appieno nelle atmosfere romantiche e sensuali che quelle interpreti riuscivano mirabilmente a creare.
Era un incredibile fiorire di cantanti provenienti da tutto il paese, che convergevano chi ad Ovest su Hollywood e chi ad Est su New York. Se Hollywood era l'incontrastata mecca per chi puntava anche al cinema, Broadway lo era per le altre attivita' che ruotavano attorno allo spettacolo e molto spesso venivano a crearsi imprevisti cambi di rotta nel percorso degli artisti, che finivano per passare da un genere ad un altro, o a dedicarsi a piu' generi, spesso con successo.




Un caso meno noto in Italia di questo fenomeno fu la cantante Julie
Wilson, che, partita durante la guerra dalla sua Omaha nel Nebraska con aspirazioni di attrice di teatro, alterno' la partecipazione a parecchi tra i piu' importanti musical all'attivita' di cantante di cabaret, giungendo dopo vari anni alla notorieta' nella Grande Mela con l'appellativo di " Regina del Cabaret " ed esibendosi nei famosi locali Latin Quarter e Copacabana.




Ma e' l'intermezzo jazzistico che per noi ha valenza : nel 1950 aveva avuto la sua prima esperienza jazzistica in una trasmissione televisiva cantando con l'orchestra di Stan Kenton, per poi tra il 1956 e il 1960 registrare tre album come cantante jazz a tutti gli effetti : " Love", " My Old Flame " e " Meet Julie Wilson " . E' " My Old Flame " del 1957 il piu' bello ed interessante, registrato con gli arrangiamenti di Marty Gold, Russ Case e Phil Moore. Undici brani affascinanti che Julie ha interpretato con una fluidita' vocale e un sentimento sorprendenti, accompagnata da chitarra, piano, vibrafono, basso e batteria di sconosciuti quanto eccellenti musicisti.
La ricerca negli anfratti di quel mare che e' il jazz non cessa mai di riservarci cose sorprendenti .

 

 

 

 

 


 

 



 

 

 

 


 

 

 

 





 

 
 
   
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