Ray Brown
 
 
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Ray Brown

 

 

di Ettore Ulivelli

 


Questa puntata e' dedicata ad uno dei piu' grandi e univerlsalmente acclamati contrabbassisti della sua generazione. E' un ritratto molto dettagliato di questo straordinario musicista, all'epoca (1961) gia' ripetuto vincitore dei Down Beat polls. L'articolo, non firmato, e' apparso nell'agosto 1961.
Le mani di Raymond Matthews Brown appaiono al mondo per la prima volta il 13 ottobre 1926 a Pittsburgh (Philadelphia). Le usuali lezioni di piano vengono imposte a Ray con questa differenza: suo padre non voleva che suonasse Mozart ma che suonasse come Fats Waller. Piu' tardi, Art Tatum. “Era pretendere un po' troppo” sorride Ray. “Ma non e' il motivo che mi fece abbandonare il piano: proprio non mi ci trovavo – non mi dava cio' che volevo. Inoltre, facevo parte di un'orchestra alle scuole superiori dove c'erano almeno 14 pianisti di cui 12 erano eccellenti lettori a prima vista.”
Decise allora di prendere il trombone, ma il padre gli disse che non poteva permettersi di acquistarne uno. Fortunatamente, c'era un contrabbasso disponibile a scuola. Ed e' una curiosita' nella storia del jazz che una significativa percentuale di musicisti suoni strumenti in modo del tutto casuale grazie alla loro disponibilita' nelle scuole superiori.
“Suonai quel contrabbasso per due anni” continua Ray, “ero solito portarmelo a casa durante il weekend. L'insegnante pensava: “quel Ray Brown si esercita molto seriamente”. Non sapeva che suonavo nei complessi con il contrabbasso della scuola, ma qualcuno pubblico' una mia foto mentre suonavo e l'insegnante la vide e mi proibi' di portarmelo a casa. Mio padre alla fine cedette e me ne compro' uno.”
Ray suono' nelle school bands fino alla maturita' che acquisi' nel 1944. “In seguito, iniziai a fare tourne' con la band” dice “e ho continuato da allora.” Alcuni straordinari talenti si alternarono in quella band: Fats Navarro e J.J.Johnson ne erano appena usciti poco prima che Ray la raggiungesse.
La band si reco' a Miami e “tre altri musicisti ed io stesso iniziammo a trafficare per andare a New York e tentare la fortuna, ma la sera in cui decidemmo di andare tutti si fecero prendere dalla paura lasciandomi solo con il mio bagaglio. Cosi' mi dissi: al diavolo e ci andai. Depositate le mie valigie presso una mia zia, chiesi a mio nipote di mostrarmi dov'era la 52ma strada. (gia' famosa per i grandi musicisti che l'avevano eletta centro di ogni accadimento jazzistico.N.d.T.).
Quella stessa sera vidi Erroll Garner, Art Tatum, Billie Holiday, Billy Daniels, Coleman Hawkins e Hank Jones. Conoscevo gia' Hank. Mentre chiaccheravamo, lui disse: “Dizzy Gillespie e' appena arrivato.” dove? Chiesi, fammelo conoscere!”
“Allora Hank disse a Dizzy: “questo e' Ray Brown, un mio amico ed un bassista molto bravo” “Dizzy mi disse: “vuoi un lavoro?” “Ebbi quasi un infarto!” e Dizzy: “Vieni a casa mia domani alle 7 per una prova.”
“Ci andai la sera successiva ed ebbi lo spavento della mia vita. Della band facevano parte Dizzy, Bud Powell, Max Roach, Charlie Parker - ed il sottoscritto! Due settimane piu' tardi ci raggiunse Milt Jackson, mio compagno di stanza per due anni – eravamo inseparabili. Ci chiamavano i gemelli. Milt ed io avevamo fatto la fame insieme in certi periodi.”
“Dopo aver suonato con Dizzy per circa un mese e constatato di aver capito tutto, lo abbottonai dopo una serata e dissi: "Dizzy, come sto andando?” Lui rispose: “Oh, bene. Solo che suoni le note sbagliate.”
“Mi ero svegliato: iniziai ad esaminare tutto quanto suonavamo, le note, gli accordi, tutto.Iniziai a cantare le frasi mentre suonavo”.
Gillespie ricorda questa fase nello sviluppo di Ray altrettanto lucidamente del bassista. Lo scorso anno, lamentando il fatto che “oggi i giovani musicisti non sono altrettanto inquisitivi come una volta”, Gillespie disse: “Prendi per esempio Ray Brown che invece lo e' sempre stato, molto molto specifico nelle sue domande”.
La passione di Ray nel voler capire l'essenza di cio' che suona si manifesta oggi nelle stupende frasi che articola sotto tutto quanto suona Peterson e qualsiasi cosa fa, forma una sorprendente relazione con cio' che suonano i suoi colleghi, Peterson ed il batterista Ed Thigpen. Vi sono momenti in cui le grandi note di Ray, sembrano scaturire da un sesto dito della mano sinistra di Peterson.
“Ho suonato probabilmente con i musicisti piu' importanti” osserva Brown, “ed ho scoperto che quando suoni frasi ben definite, loro ti ascoltano e potrai condurli dove vuoi. Hank Jones ed io abbiamo creato 20 variazioni di un brano suonandole con Coleman Hawkins, una diversa dall'altra, ogni sera, trovandolo sempre pronto a raccoglierle; mi disse che se quanto accade attorno a se' non e' interessante, allora chiude le orecchie e se ne va' per suo conto.”
Brown insegna (e con lui Peterson, Thigpen e altri insigni strumentisti canadesi) alla Advanced School of Contemporary Music a Toronto, dove ora abita. E proprio perche' insegna, Ray ora pensa in modo piu' approfondito che mai alla storia del jazz. Sia lui che Peterson mettono molta enfasi per gli studenti sull'importanza di capire le origini di cio' che suonano.
“Penso si possa tracciare la storia del contrabbasso nel jazz partendo da Wellman Braud, Pops Foster e Walter Page (il primo con Duke Ellington dal '26 al '35– il secondo, tra gli altri, con Armstrong dal '35 al '40 e dal '56 con Earl Hines – il terzo con Count Basie dal '35 al '43 e dal '46 al'48 - N.d.T). Dopo Page il grosso passo successivo lo compie Blanton i cui solo, allora, erano qualcosa da ascoltare! Anche se devo confessare che ero piu' gasato dal suo stile ritmico.”
Dopo Blanton, l'ammirazione di Ray va principalmente al suo caro amico Oscar Pettiford (scomparso nel settembre del 1960 - N.d.T.). Dopo questo, Ray diventa stranamente silenzioso nei confronti della storia del basso nel jazz; cio' e' dovuto alla natura schiva del personaggio e perche' non vuole dire (o la cosa gli e' indifferente) che il grande bassista successivo e' proprio Ray Brown.
Cosa fa di Ray un cosi' grande bassista? Credo che le sue osservazioni tecniche sul modo di suonare ne diano gia' la spiegazione. Ray e' un uomo interiormente rilassato, un uomo in pace con se stesso e con il mondo e questo suo profondo e spirituale rilassamento e' indubbiamente la fonte del suo forte swing; e' impossibile swingare se sei teso e Ray e' la persona piu' avulsa da tensione e nevrosi che si possa incontrare.
Quest'uomo piace veramente a tutti; il suo smagliante sorriso e lo sguardo amichevole irradiano quello stesso calore che avvertite nel suo stile. Le donne, in particolare, si sciolgono quando lo incontrano: e questo perche' durante una conversazione egli ascolta invece di precipitarsi a pensare a cio' che dira' in seguito – cosa che fa la maggior parte di noi. Donne che, abituate ad essere considerate “utensili per ascolto” se ne vanno con occhi sognanti per le disinteressate attenzioni ricevute. E diranno:” che uomo straordinario” o cose simili.
E ancora,cosa fa di Ray Brown un cosi' grande bassista? E' semplice-una grande anima.

 

 
   
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