SCHEGGE DI JAZZ PURISSIMO, NEL GRIGIORE COMMERCIALE

 
 
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QUANDO I TAMBURI IRRUPPERO SULLA SCENA 



Di Corrado Barbieri





E’ “ roba loro “, la nascita del jazz! Degli africani. Comunque poi si sia evoluta l’articolatissima e affascinante storia di questa musica. 
E il loro strumento principe erano i tamburi, da cui deriva il ritmo, asse portante del jazz. 
Eppure proprio questo strumento tardo’ ad apparire sulla scena in tutta la sua importanza e ad essere apprezzato universalmente.

I tamburi risuonavano già a New Orleans nel IXX secolo, in occasione delle poche feste concesse ai neri, che si tenevano soprattutto in Congo Square, dove per ore la piazza ribolliva di quei suoni e di masse di neri che ballavano la Bamboula, una danza che la mancanza di documentazione non ci ha permesso di apprezzare ma che possiamo figurarci. Ci sarà più tardi la festa in cui si incoronera’  “ Il Re degli Zulu “, la cui atmosfera riusciamo a capire già meglio, per le descrizioni che ci sono  giunte successivamente. Inevitabile venga  alla mente il brano suggestivo e stupendo “ The king of zulus” eseguito da Louis Armstrong nelle magiche esecuzioni degli Hot  Five/ Seven negli anni 1926/28. E proprio in quegli Hot Five la batteria non c’è ! Non si può  usare, impedita dalla scarsa tecnologia dell’epoca, per cui a causa del rimbombo la registrazione risulterebbe inascoltabile. 


Nei successivi Hot Seven c’è lo storico batterista Baby Dodds, fratello dello straordinario Johnny Dodds, che in quel momento e’ con loro al clarinetto. Le foto ci mostrano una grossa cassa, un rullante inclinato e un piatto che penzola da un supporto, poi la cassettina di legno sopra la cassa, ma nelle registrazioni degli Hot Seven si ascolta solo qualche colpo di piatto e qualche tamburellare sul legno.


La sezione ritmica è tenuta in piedi dall’ottimo Pete Briggs al tuba e dagli altrettanto straordinari Johnny St.Cyr al banjo o Lonnie Johnson alla chitarra. Per il resto chi ascolta non pensa nemmeno vi sia la batteria. 
Siamo nel 1927, ma le registrazioni sono iniziate da dieci anni : Original Dixieland Jazz Band, New Orleans Rythm Kings, Wolverines e parecchi altri hanno registrato, e le foto ci mostrano sempre la grossa cassa, a volte dipinta col motivo di un paesaggio. Certo, i grandi batteristi ci sono, eccome! George Wettling, Zutty Singleton, Ben Pollack, Dave Tough e il re delle prime Big Band ,Chick Webb. L’attenzione di chi inizia a essere rapito dalla musica afro-americana e’ pero’ tutta concentrata sugli  altri strumenti, e i pochi che scrivono di jazz a quel tempo, ci parlano poco o nulla della batteria. Lo strumento principe della polifonia africana e’ ancora in ombra, a oltre 30 anni  dalla nascita del jazz.
Ma la tecnologia ormai avanza e nelle registrazioni a cavallo del 1930 si possono ascoltare gli eccellenti assoli di Webb e di tanti altri.  A questo punto  la batteria e’ arricchita di altri tamburi e piatti, nonostante questo continua a soffrire di poca attenzione, di mancanza di protagonismo.
Ci vuole qualcuno che approcci lo strumento da un’angolazione diversa, un protagonista, e un direttore di band che contemporaneamente afferri l’idea. Quest’ultimo non può  essere che il genio Benny Goodman e il protagonista, non solo un musicista d’eccezione,ma un uomo con qualità da showman, bello con un look moderno, carattere esplosivo, appunto protagonista, Gene Krupa ! 


1936 . Al Palomar di New York esplode il jazz di Benny Goodman, si assiste alle prime scene di masse di giovani in delirio, e il pubblico tocca il pathos quando viene eseguito un brano il cui autore e’ un’ ancora oscuro trombettista e showman italo-americano di New Orleans ,Louis Prima : Sing,Sing,Sing. Un brano con pause e assoli suggestivi, costruito attorno a un lungo  assolo  di Krupa destinato a fare la storia. 
Krupa da’ vita alla figura del batterista non più gregario nelle band , ma artista creativo quanto gli altri, lanciando  letteralmente la batteria nel suo stupefacente, affascinante futuro ! I tamburi tornano strumento principe e non solo nel jazz.


L’anno dopo esce in America il film “ Hollywood Hotel”, commedia insignificante in cui e’ pero’ ripresa l’esecuzione di Sing Sing Sing dell’ orchestra di Benny Goodman,  con l’assolo di Krupa . E’ un momento magico, indimenticabile, per certo una delle scene più emblematiche e rappresentative della musica afro-americana. Krupa entusiasma, elettrizza, coinvolge, e’ scenico . Si muove sul timpano con le bacchette che percuotono dalla parte posteriore, per avere un suono più pieno. Il corpo e il volto seguono il ritmo, quegli anticipi  continui sul battere e levare, ossessivi, che  trascinano, proprio  come i tamburi africani! Il cerchio si chiude ed e’ un  invito ad abbracciare il jazz, a viverlo, a farsene perduti amanti ! 



 

 

 


 

 



 

 

 

 


 

 

 

 





 

 
 
   
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