Pee Wee Russell
di Duccio Castelli
Ho scoperto Pee Wee Russell nella seconda parte della mia vita col Jazz; cioè quando ho preso coscienza piena del mio gusto e della mia opinione, e una volta liberatomi dall'obbligo di seguire alla lettera gli insegnamenti dei miei leader anzi capibanda..
Ho scoperto dunque parecchi anni fa questo signore distinto e molto inglese (per essere americano), bianco bianco e tanto spesso attorniato da soli neri.
E troppo frequentemente bistrattato da molti jazzofili e jazzisti.
Su Google egli appare - tra l'altro - in un gruppo, negli anni trenta, con tanto di cappello a cilindro e di frack, suonando un eccellente Dixieland insieme a varie icone dell'epoca in un filmato un po' pagliaccesco (frequente nel Dixieland e chissà perchè) in cui un giovanissimo Georg Brunies col cravattino nero gallineggia attorno a Pee Wee che fa il suo assolo.
Gallineggia, si: suonando il suo trombone ad ampi gesti, cammina come un tacchino che punzecchia il collega, imperterriti entrambi. Nel filmato è l'unico, Brunies, che fa il buffone (ricorda un po' Pinotto della coppia Abbott- Costello). Il Jazz grazie a Dio non è sempre impegno droga protesta e cerebralità, ma è anche questo spirito clownesco. Con buonapace dei bacchettoni.
Su Russell vi sono due scuole di pensiero, molto semplici: la prima sostiene che sia un cane; la seconda sostiene che sia un genio.
C'è una bella foto che ritrae Louis Armstrong ai piedi di un letto d'ospedale dove Pee Wee soffre ricoverato con la polmonite. E' un segno importante.
L'altro segno è che lo chiamavano a suonare molto spesso i neri, cosa non del tutto scontata e che capitava a pochi, cioè ai Mulligan, ai Teagarden, ai Bix, o a Chet Baker (ed anche a Mezz Mezzrow... ma solo perchè procurava droga).
Veniamo quindi al concetto del "suonare bene". Bisogna distinguere tra il "suonar bene perchè si ha grande tecnica", ed il suonar bene perchè si ha il "sole nella pancia", come diceva magistralmente Picasso per definire chi possedeva una forte vis artistica.
E' chiaro come io pensi che Pee Wee Russell avesse un bel sole nella sua
(magra) pancia. Sebbene la sua tecnica potesse sembrare lasciare a desiderare, ciò non era vero. Quello che Pee Wee doveva dire, ciò che voleva dire , lo disse perfettamente.
Non erano errori i suoi lamenti, le sue dissonanze: la sua ispirazione era viva, fertile e personalissima. e non subiva alcun timore reverenziale nei confronti di alcun collega con cui stesse suonando. Lo si vede guardandolo in viso mentre improvvisa con i grandissimi, mentre inserisce i suoi colori impressionistici, incastonando le sue note degnamente nelle conversazioni complesse dei mostri sacri ed aggiungendo anzi, al mazzo dei loro fiori, un suo fiore di campo.
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