Norman Granz
 
 
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Norman Granz
Da Down Beat – dicembre 1961

 

 


di Ettore Ulivelli


 

Alcuni giorni prima di Halloween, Norman Granz convoca una conferenza a New York e, nonostante l'invito, presenziano a dozzine tra i piu' noti personaggi del mondo della stampa musicale e dello show business, John Hammond, Nesuhi Ertegun, Dan Morgenstern, Herb Snitzer, Nat Shapiro, Nat Hentoff e Bill Coss di Down Beat per citare i piu' noti.
​Granz provoca un momentaneo putiferio incitando gli astanti a squillare le trombe per Dizzy Gillespie, responsabile dell'accaduto a Tulane, dove un concerto e' stato annullato dall'universita', che aveva scoperto esserci un bianco nel suo gruppo. Egli avrebbe dovuto insistere che il suo agente facesse valere una clausola anti segregazione.
​Secondo Granz, il tempo era maturo per l'ottenimento da parte dei musicisti di questa specifica clausola contrattuale. Tempo piu' che maturo perche' gli stessi partecipassero ad una lotta attiva contro la segregazione, e che “i leaders si coinvolgessero a livello personale”.
​“Tutti gli altri ci stanno attivamente lavorando” dice Granz “eccettuati i musicisti jazz. Certo, si prestano gratuitamente per organizzazioni tipo la CORE (Congresso per l'Uguaglianza Razziale ). Poi, pero', scendono al Sud e suonano per un pubblico segregato rendendo vano tutto quanto”.
​Le tournee del Jazz at the Philarmonic organizzate da Granz hanno sempre incorporato questa clausola suonando sempre per un pubblico integrato. Ella Fitzgerald e Oscar Peterson hanno questa clausola contrattuale. Erroll Garner l'ha avuta nei suoi contratti durante gli ultimi otto anni. L'Actors Equity ora fa osservare una clausola similare.
​“Non puoi pretendere che la American Federation of Musicians (L'Associazione Americana dei Musicisti) insista su questa cosa”, prosegue Granz, “visto che pratica la segregazione al suo interno”.
​Convinto credente in un'azione diretta e semplice, Granz propone che i musicisti, i loro managers e gli agenti siano contattati e siano loro offerte le copie della clausola che Granz allega ai contratti sottoscritti dai suoi artisti. Insiste inoltre che tutti la usino per uno sforzo organizzato volto a far sparire la segregazione. Praticamente, si riconosce che i nomi piu' prestigiosi sono i piu' importanti per il movimento perche' in tal modo i promoters del Sud sarebbero costretti a trattare tutti i jazzisti non separatamente, ma con equanimita'.
​Nasce cosi' un comitato formato da Hammond, Hentoff (uno trai piu' prestigiosi critici e scrittore di jazz), Ertegun (propretario della nota casa discografica Atlantic-N.d.T.) e Bill Coss. Scopo immediato e' quello di rendere partecipi i maggiori ingaggiatori di talenti jazzistici della clausola anti-segregazione di Granz che recita, tra l'altro,​ “L'artista, a sua discrezione, avrà il diritto di rescindere questo accordo, in qualsiasi momento precedente o durante l'ingaggio stesso se la partecipazione alla performance o i posti a sedere saranno rifiutati e/o separati per motivi di razza, colore o credo, o se la ristorazione, le bevande o i servizi igienici dei luoghi dedicati alle performances saranno in qualsiasi forma segregati. Lo stesso dicasi se vi siano indicazioni tramite pubblicita' od altro, che verra' adottata tale forma di discriminazione. ​L'annullamento da parte dell'artista a seguito di quanto sopra espresso lo sollevera' dall'obbligo di apparizione e l'artista tratterra', quali danni liquidati la cauzione richiesta…
​L'artista godra' della medesima opzione nei confronti di qualsiasi discriminazione attuata sulla base di razza, colore o credo con riferimento alla dotazione dell'abbigliamento, ristorazione e alle attrezzature del palcoscenico.[…]
​Il primo meeting del comitato viene organizzato con Willard Alexander la cui Agenzia cura gli ingaggi di Count Basie e con Jack Whittimore che cura, tra gli altri, quelli di Miles Davis. Entrambi i managers si trovarono sostanzialmente d'accordo nell'adottare clausole anti segregazione nei loro contratti; entrambi insistono nell'affermare che la clausola di Granz non faceva per loro.
“Non va bene cosi' com'e' formulata – le leggi devono essere equanimi” dissero.
​Entrambi avevano sentito che la formulazione era ingiustamente aperta a interpretazioni speciose ed alla loro applicazione e percio' non ne sarebbe stata possibile l'inclusione in molti contratti o fatta osservare se lo fosse stata..
​Joe Glaser, presidente della Associated Booking Corp. (e manager esclusivo di Louis Armstrong, N.d.T.), non presente al meeting, fa pervenire un esempio della clausola anti segregazione che stava usando da parecchi mesi: “E' mutualmente stabilito tra tutte le parti coinvolte che l'artista ha la prerogativa di annullare questo contratto se, in qualsiasi caso, un pubblico e' segregato per motivi di razza o colore”
​Alexander e Whittimore, dopo la lettura di entrambe le versioni, informano il comitato di voler consultare i loro legali circa la formulazione prima del nuovo meeting con il comitato. L'idea di avere un'unica clausola per tutti puo' essere ingestibile, ma appare certo che tutti i contratti dei principali jazzisti devono prevedere clausole anti segregazione entro breve termine.
Cio' avrebbe rappresentato per questi musicisti un passo importante nella battaglia per i diritti umani.

 
   
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