Quando le chiesero come mai avesse da bambina scelto il trombone per il suo nuovo programma musicale scolastico, Melba rispose candidamente "Era la cosa piu' bella che avessi mai visto!"
Non sono state molte nella storia del jazz le donne che hanno suonato uno strumento a fiato, e anche meno quelle che hanno scelto strumenti piu' inusuali per una donna. Nemmeno da dire che la vita di queste ragazze era molto dura: vessazioni di vario tipo, prevaricazioni, sfruttamento. Come abbiamo visto, anche le cantanti, specie a inizio carriera, non avevano vita facile, ma il contributo della cantante al successo di una band era ormai una realta' assodata: era importante per l' "economia" della band, intesa sia dal lato musicale,sia da quello materiale. Non certo cosi' era per la donna che suonava uno strumento meno praticato dal sesso femminile.
Questo non scoraggio' certo Melba, e forse non avrebbe scoraggiato alcuno innamorato del proprio strumento, perche' tra umano e strumento, per chi non lo sapesse ancora, puo' essere amore a prima vista, un grande amore.
Spostatasi dalla natia Kansas City (era nata nel 1925) a Los Angeles, ebbe il suo primo ingaggio nella band del locale Lincoln Theatre, mentre contemporaneamente iniziava a dedicarsi all'arrangiamento e alle composizioni.
Il dopoguerra la vide entrare nella big band di Dizzy Gillespie, formazione destinata ad estinguersi nel giro di un anno, ma in cui pote' suonare anche con gente del calibro di John Lewis e John Coltrane. Si uni' quindi alla band che stava accompagnando Billie Holiday in un tour attraverso gli States, e fu proprio qui che visse le peggiori condizioni a cui erano sottoposte le donne musiciste, tanto che ne usci' stressata e disgustata e torno' a Los Angeles per operare nell' ambito di una scuola religiosa.
Naturalmente, dotata come era musicalmente e innamorata di quest'arte, riprese il lavoro sia con gli arrangiamenti sia con lo strumento, dedicandosi agli schemi bop e post- bop. Negli anni '50, dopo una breve parentesi in cui fece anche la comparsa in un paio di film (tra cui il colossal "I dieci comandamenti") entro' nell'orchestra "Ambassador" di Gillespie, che, similmente a quanto stava facendo Louis Armstrong, portava il jazz in giro per il mondo sotto il patrocinio del governo.
Dagli anni '60 in poi si dedico' alla musica africana e alle sperimentazioni in tal senso che stava portando avanti Quincy Jones, operando fino agli anni '90.
Ottima strumentista, provvista di un timbro energico e sicuro, arrangiatrice di importanti brani jazzistici come "Stella by starlight" e "My reverie", incise pero' un solo album, "Melba Liston and her bones" che ci resta quale valida testimonianza di una musicista straordinaria quanto troppo spesso dimenticata.