La Leggendaria Good Time Jazz
di Corrado Barbieri
Negli anni compresi grosso modo fra il 1935 e inizio degli anni ’40 la travolgente popolarità dello stile Swing e il nascere di tutte quelle ramificazioni che avrebbero portato agli stadi successivi delle espressioni jazzistiche, il jazz “classico”, quello suonato a New Orleans nei favolosi inizi, era praticamente dimenticato. I suoi esponenti, anche i più famosi e leggendari, dopo la crisi del ‘29, la nascita delle trasmissioni musicali radiofoniche sponsorizzate e la valanga di composizioni commerciali che stavano uscendo da Tin Pan Alley, avevano smesso quasi del tutto di suonare e avevano dovuto dedicarsi ai mestieri più umili.
E’ all’inizio degli anni Quaranta che vari intellettuali, con iniziative indipendenti tra loro, si impegnano a riscoprire le radici del jazz e lo stile classico. Fra essi, come figure di primo piano, il regista e attore Orson Welles, Bill Russell e Lester Koenig. Nasceva così il “New Orleans Revival”, che per trent’anni avrebbe visto il rifiorire dello stile tradizionale, sia con la riscoperta di vecchie leggende viventi come Bunk Johnson, Kid Ory , George Lewis e molti altri musicisti di New Orleans, sia con la nascita di decine di nuovi gruppi decisi a riprendere e rivisitare quello stile, sull’onda di una prorompente passione che si può considerare non ancora cessata fino ai giorni nostri.
La casa discografica che più rappresenta il fenomeno Revival fu la Good Time Jazz, fondata da Lester Koenig quasi per caso, allorché un gruppo musicale composto prevalentemente da disegnatori della Walt Disney si presentò a Koenig chiedendo semplicemente di poter registrare qualche brano. Questa band, che eseguiva tutto il repertorio di jazz tradizionale, ma interpretava anche brani popolari e ballate, si presentava con i suoi membri nella divisa dei pompieri americani e venne denominata Firehouse Five Plus Two, un settetto di ottimi musicisti animati dal più puro spirito jazzistico.
Purtroppo la loro musica era inframezzata da trovate kitsch tipicamente americane, quali la sirena dei pompieri che in certi momenti delle registrazioni si inseriva nei break o una campanella, e appunto l’abbigliamento un po’ clownesco.
I “Pompieri”, capeggiati dall’ottimo trombonista Ward Kimball, registrarono in assoluto i primi dischi di Revival, sotto forma prima di vinili da 25 cm. a 78 giri, poi di EP a 45 giri e di LP a 33 giri da 25 cm. che dovevano giungere anche in Italia all’inizio degli anni Cinquanta.
Presto tuttavia giunsero a registrare per la Good Time Jazz, condotta magistralmente da Koenig, le figure più leggendarie di New Orleans, e in primis il trombonista Kid Ory che doveva attraverso una quindicina di anni registrare molti album che hanno costituito autentiche pietre miliari nella storia del jazz.
Un aspetto non indifferente dei prodotti Good Time Jazz era il modo di presentare e confezionare i propri dischi: per la prima volta infatti, nel retro della loro robusta confezione in cartoncino, veniva riportata la storia della band, con dettagli, date e osservazioni. Fu qui che, per la prima volta, apparve il termine “Traditional” come aggettivo descrittivo di questa musica.
Era l’inizio della vera e propria cultura jazzistica scritta.
Le copertine dei dischi erano illustrate con un assolutamente innovativo stile grafico Pop, in gran parte opera di Lom Le Goullou’s che le distinse immediatamente da ogni altro prodotto discografico e che le rende riconoscibili a prima vista tutt’ora. Una curiosità a margine di questi prodotti fu che alcuni dischi erano stampati in vinile rosso anziché nero.
Ben presto la Good Time Jazz tenne a battesimo band che dovevano scrivere nuovi capitoli in seno alla corrente Revival, quali la famosa Yerba Buena Jazz Band, che rappresentava il nuovo stile “San Francisco”, che si ispirava alle più pure polifonie di New Orleans con un’ amalgama perfetta e uno swing straordinario.
Lu Watters, Bob Scovey, Turk Murphy, Bob Helm e Clancy Hayes ne furono i maggiori esponenti. Ad essi si sarebbero ispirate poi molte altre band, che avrebbero continuato quel sound fino ai giorni nostri.
Una chicca storica della Good Time Jazz fu rappresentata dalle registrazioni di alcuni pezzi di Bunk Johnson, riscoperto in quegli anni nei pressi di New Orleans da Bill Russell, in cui l’anziano trombettista (classe 1889) si esibisce anche cantando in seno alla Yerba Buena Jazz Band. Anche Jelly Roll Morton fece in tempo ad essere pubblicato sotto l’etichetta Good Time Jazz prima della fine della sua carriera. Altre band e musicisti di Revival che lavorarono per la casa discografica furono: The Banjo Kings, la Eddie Pierson’s Band, l’ottimo trombonista italo-americano Santo Pecora, il fragile trombettista, morto all’età di soli trent’anni, Benny Strickler, Pete Daily, la The Castle Jazz Band, il pianista Wally Rose. Altre orchestre e altri musicisti sono comunque presenti nello straordinario cofanetto realizzato negli anni Novanta dalle etichette che rilevarono la Good Time Jazz e che attraverso 4 straordinari CD e una pubblicazione di inestimabile valore storico hanno portato fino a noi il fondamentale apporto di questa casa discografica che ha una storia a sé stante.
I vinili da 25 cm., gli EP da 45 giri e anche le successive edizioni da 30 cm. costituiscono oggi un prodotto ambito per i collezionisti e gli appassionati di jazz classico e ci portano tutto il profumo e l’entusiasmo di quei primi anni della riscoperta delle radici che la Good Time Jazz ci ha trasmesso così perfettamente. |