IBRIDAZIONI E CROSS-OVER NEL JAZZ
Realtà e confini di un fenomeno nefasto e inopportuno
di Adriano Pateri
Il significato di cross-over nel jazz e' quello di commistione,ibridazione con generi musicali diversi. Passando subito a un primo esempio, si puo' citare la serie di esperimenti Third Stream di G.Schuller cui parteciparono altri come John Lewis, Jimmy Giuffre e per certi versi George Russell . La fusion, commerciale, e soprattutto il cosiddetto jazz rock esistevano prima che Davis lo abbracciasse a scopi commerciali, di audience e forse della sua costante e insopprimibile mania di ricerca e cambiamento. D'altra parte questa ricerca artistica ossessiva di cambiamento aveva generato gente come Ornette Coleman e il free, alimentato quest'ultimo anche dai movimenti e dalle reazioni sociali degli anni '70. Con dolore degli appassionati e cultori seri, questa ricerca di cambiamento fece quasi scomparire, negli ultimi suoi anni, la grandezza di un John Coltrane rapito in un mondo astratto di spiritualità.
C'è poi perfino gente come Friederich Gulda, che ha operato in entrambi i campi del jazz e della musica classica o come il francese Jacques Louissier con le sueinterpretazioni jazz di Bach. Entrambi, per quanto mi riguarda, irrilevanti se si parla di jazz.
Se pero' si considerano cross-over anche i connubi di jazz e musica latina, allora entra in gioco anche Gillespie, i Valdes padre e figlio, Machito, Chano Pozo e tanti altri con la validissima corrente afro-cubana. Per non parlare dei brasiliani, che continuano a dare un contributo enorme al prezioso matrimonio tra Samba/Bossa Nova e jazz con musicisti di prim'ordine.
Purtroppo il cross-over genera spesso, a mio avviso, delle forme musicali ibride che snaturano oltre misura il jazz ed i suoi elementi fondamentali e penso che queste tendenze e movimenti, più che agli americani, siano anche da imputare alle conseguenze negative della globalizzazione generalizzata che è in atto in ogni settore ed attività della società contemporanea.
Quindi, a parte qualche eccezione, i cross-over di altri generi pseudo-associati al jazz , come la musica etnica o la New Age, più che altro ci fanno venire alla mente il compianto Tito Puente che, in età avanzata, alla domanda del perché non praticasse il cross-over, rispose ridendo: "Cross-over?? ... I'm on my way home!!".
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