Il San Francisco Style

 
 
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IL SAN FRANCISCO STYLE
Una tappa fondamentale

 


di John Milner

 



Per molti anni allorche' si parlava di New Orleans revival il tema veniva trattato con una certa aria di sufficienza, con poca considerazione, e non solo da chi amava il jazz "moderno" ma anche da tradizionalisti. Forse si pensava, ignorantemente, o che l'arte non potesse ispirarsi validamente a stili, a forme espressive del passato, a dettami che opportunamente rivisitati potessero fornire quell'emozione che deve essere il suo intento imprescindibile, o che ne scaturisse un'arte "minore". E cio' nonostante l'ispirazione a forme trascorse sia stato un evento comune a tutte le arti (e non voglio tediare con esempi eclatanti come potrebbero essere le straordinarie opere dei pittori preraffaelliti...). Era quindi ovvio che potesse accadere anche al jazz, nel cui caso pero' il fenomeno non si e' limitato a creare proseliti ed esecutori per un "periodo", che poi ha avuto termine,come avvenuto in altre forme d'arte,ma si e' proiettato in avanti nei decenni,e,per quanto ne sappiamo, non si vede perche' non dovrebbe continuare in un tempo indefinibile, a prescindere dalla consistenza delle platee,che in arte non conta.
E ora veniamo agli iniziatori del fenomeno e a quei primi entusiasmanti giorni.
Siamo nel 1938, in pieno periodo Swing, i fasti creativi degli anni '20 sono quasi totalmente dimenticati, quegli artisti, tranne Louis Armstrong, hanno dovuto dedicarsi ai lavori più disparati e umili per sopravvivere, e la maggior parte delle Big Band che stanno imperversando (aspirare alla propria Big Band e' diventato uno strano imperativo per molti musicisti) dirige felice verso obiettivi commerciali e modelli assai ripetitivi.
Un gruppo di musicisti con base a S.Francisco e che suona in giro per gli States e anche per l'Oriente inizia a stancarsi di suonare in Big Band secondo formule che ingabbiano sempre più nella routine e che negano la liberta' sia individuale che collettiva di improvvisazione. Il vero motore di cio' che accadra' e' il trombettista/cornettista professionista Lu Watters, attorno al quale iniziano a gravitare musicisti come Turk Murphy (trombone), Bob Helm (clarinetto), Byron Berry (tromba), Bill Dart (batteria).
Ciascuno di loro ha come modelli e idoli i grandi jazzisti degli anni '20, King Oliver, Louis Armstrong, Kid Ory, Johnny Dodds, e ha come obiettivo le intricate polifonie del jazz di New Orleans e Chicago.
Dopo un inizio deludente, il gruppo si ritrova a provare e sperimentare il lavoro collettivo alla taverna Big Bear, che diverrà uno storico luogo di inizio (verra' composto anche un brano con questo nome). Si tratta di jam session in cui vengono eseguiti i brani più classici, da "High Society" a "Panama", a "Maple Leaf Rag". New Orleans e' il punto di riferimento, mentre nuovi elementi, come il trombettista Bob Scobey e il banjoista e cantante Clancy Hayes vengono aggregati da Watters.
Fin da quel momento la formula scelta e' quella della Creole di Oliver, cioè con due cornette, che consentono una pienezza di suono superiore e che diverranno una delle caratteristiche della futura Yerba Buena Jazz Band. Il Dawn Club, in Annie Street,vicino alla main street di S.Francisco diventa il secondo luogo storico da cui parte quel fenomeno di revival e alla band verra' dato quell'antico nome della citta'.
Nel 1941 la Yerba Buena, che nella Bay Area riscuote un successo incontestabile, comincia a stimolare l'attenzione di appassionati e critici di Jazz in tutti gli States.
La chiave del successo e' quel sound che scaturisce dagli assieme, accurato, trascinante, omogeneo, energico. Prova che una band composta da elementi animati dagli stessi intenti e di alto livello jazzistico e tecnico puo' ottenere un risultato superiore a band contenenti magari qualche nota star ma senza che ne scaturisca un sound con quelle caratteristiche. Inoltre il repertorio tende via via ad allargarsi con nuove composizioni, che sarebbero diventate classici a loro volta, e ad andare oltre i brani tradizionali e cio' piace al pubblico.
Ma si avvicina la guerra e l'attivita' della band viene portata avanti con intervalli sempre piu' irregolari fino a fermarsi quando i membri devono prestar servizio.
Alla ripresa tutti i componenti si ritrovano al Down Club piu' motivati di prima e con idee molto chiare sul da farsi e il 1946 sara' un anno fondamentale di consolidamento dell'attivita'. E non e' nemmeno un ostacolo la chiusura del Dawn Club di Annie Street, in quanto Watters fonda con gli altri un'impresa su basi cooperative che opera sulle colline attorno alla baia, vicino a Berkeley, dove Watters si occupa anche di cucina e nella cui grande sala si proiettano spezzoni di film d'epoca. Il locale e' nominato da Watters Hambone Kelly's e diventa un vero paradiso per chi cerca quel tipo di atmosfere. E' il 1947 e la Yerba Buena Jazz Band e' ora composta da Lu Watters (cornetta), Bob Scobey (tromba), Turk Murphy (trombone), Bob Helm (clarinetto), Wally Rose (piano), Harry Mordecai (banjo), Dick Lammi (tuba e basso), Bill Dart (batteria). E il repertorio vastissimo, ben 400 brani!
E' nel corso di quell' anno che iniziano anche le regitrazioni che ci sono giunte.
Contemporaneamente, come sappiamo, vari intellettuali negli Stati Uniti convergono nell'intento della riscoperta della musica di New Orleans e dei suoi protagonisti, ma il fenomeno trainante e' la Yerba Buena e la diffusione della sua musica, senza il quale tutto procederebbe non solo piu' a rilento, ma anche senza un punto di riferimento effettivo.
Quel sound della Yerba ha una sua impronta chiara e distinguibile, quegli assieme cosi' eseguiti ,freschi ed energici, perfetti e fluenti sono riconoscibili al primo ascolto. Non e' piu' solo New Orleans,e' uno stile, il S.Francisco Style, che negli anni a venire verra' ripreso in tutto il mondo,dall' Australia all'Italia, dall' Inghilterra all'Argentina.
La Yerba Buena a S.Francisco suona anche con vari musicisti della vecchia guardia della Città del Delta e ha una parte nella riscoperta del vecchio Bunk Johnson (vedi), facendolo suonare assieme alla band.
Poi inizia la diaspora. Nel 1949 e' la volta di Turk Murphy che ne esce per fondare una sua band, quindi nel 1950 esce Bob Scobey, e di conseguenza anche altri, come Bob Helm e Wally Rose, seguono loro strade. Quel sound, nato da un lavoro collettivo ma voluto da Lu Watters, sara' per alcuni versi ancora percepibile con questi protagonisti, e con altri che hanno gravitato attorno alla band, tuttavia la formula orchestrale sara' diversa (vengono abbandonate le due trombe), e soprattutto la fantasia espressiva sara' superiore.
Lu Watters cessa completamente di suonare nel 1950, per dedicarsi allo studio dei minerali, che e' sempre stata una sua passione: l'impronta l'ha lasciata, precisa, ha avuto una funzione storica. Le sue registrazioni sono raccolte in splendidi set di cd, vari volumi ci raccontano i dettagli di quei giorni lontani e pregni di entusiasmo e talento, e noi siamo qui a parlarne.

 

 
   
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