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 A cura di Ettore Ulivelli 
  
 Leonard FeatherDown Beat -  febbraio  1963
 
 
 “Al momento di questo scritto, sono trascorsi due anni da quando Stan   Getz e' sbarcato dal ss Kungsholm a New York ponendo cosi' termine a due   anni e mezzo di esilio auto imposto. Durante la maggior parte della sua   assenza si era stabilito con la famiglia a Helsingor a ca. 40 km da   Copenhagen.
 Il molto chiaccherato e lungamente ritardato ritorno di Getz aveva   scatenato speculazioni relative alla durata della sua visita. Quanto   prima sarebbe ritornato alla sua casa adottiva in Danimarca?
 “Non lo so” risponde a Down Beat, “ma spero di trattenermi qui per almeno sei mesi.”
 Malgrado i mesi si siano allungati in anni, la probabilita' che le cose   volgessero secondo i suoi desideri sembrava essere remota,  nel corso   della sua rinnovata carriera negli USA. Cio' che e' accaduto a Getz   durante il primo anno e nel secondo, rappresenta uno studio non solo nel   contrasto ma, anche e ben piu' significativamente, una riflessione   sulle imponderabilita' del conflitto arte- vs-show business e musica   -vs-  commercializzazione.
 Nel mondo della musica, si era a conoscenza del fatto che al ritorno di   Getz non era stato riservato il trattamento solitamente accordato ad un   eroe conquistatore al ritorno da una battaglia d'oltremare,
 Bill Coss, nel Down Beat del 1961, nella recensione del suo rinnovato   debutto al Village Vanguard, aveva riassunto i problemi che Getz aveva   dovuto affrontare: “Lo aspettavano gli odiatori musicali ed altro,   arrivati per scoprire se il giovane uomo bianco che aveva allungato la   leggendaria e non ortodossa discendenza da  Lester Young a qualcosa di   proprio, si sarebbe misurato contro cio' che nel jazz del momento voleva   essere almeno una rivoluzione (o una repulsione da quella stessa.)”.
 Mentre Coss asseriva che, a suo giudizio, Getz poteva farlo, lo aveva   fatto, e sembrava essere in grado di farlo sempre ; aggiungeva anche che   “quel giovane uomo, dalle spalle ancora larghe, gli occhi blu e il   viso bonario, aveva incontrato  musicisti dietro il  palco che lo   avevano stuzzicato a parole e con abbracci e strette di mano di   discutibile pace e indiscutibile guerra. Il giovane uomo la' davanti   aveva mostrato la sua migliore arroganza, catturando l'attenzione   dell'audience con reminiscenze del suo passato e con asserzioni ben piu'   forti  della sua versione del piu' nuovo ( ma molto piu' vecchio)   sound.”
 Erano chiaramente impliciti i fatti della vita del jazz che si erano   focalizzati durante l'assenza di Getz: il suono e l'atteggiamento cool   durante quei due o tre anni, avevano lasciato  posto ad una   preoccupazione verso dichiarazioni dure ed aggressive, e ad un'atmosfera   di ostilita' razziale senza precedenti nel jazz; ad  un accento di   rabbia musicale  e disprezzo per i fondamenti, caratteristiche non   riscontrabili nel leggero liricismo di un assolo di Stan Getz.
 Le avvisaglie erano gia' chiare: causa queste tendenze, aggravate   dalla sua assenza  dalle scene, Getz aveva perso il primo posto nei   polls dei lettori del 1960, posto che aveva vinto ogni anno dal 1950.
 
  Le conseguenze della sua scomparsa dalla moda del momento divennero   chiare. Non molto tempo dopo il suo rientro il suo quartetto (con Scott   LaFaro al basso) suono' all ' Hollywood Club che Miles Davis aveva   riempito la precedente settimana. Per definirla alla leggera, fu un   flop. Il business era talmente cattivo da spingere il proprietario del   club a persuaderlo a confinare la sua scrittura ai weekends invece di   tentare l'impegno, senza speranza, di attrarre il pubblico nelle serate   settimanali. Poco tempo dopo, Getz suono' in un club di San Francisco mentre il suo   successore nella stima dei jazz fans suonava in un altro locale della   citta'. Il contrasto fu acuto e, per Getz, deprimente. John Coltrane   suono' per il “tutto esaurito” e Getz mori' una volta di piu'. Tutto   cio' cosa aveva a che fare con la musica? Molto poco. Si trattava di   mode e fissazioni, non di abilita'; Coltrane era un musicista le cui   caratteristiche erano gradite al pubblico del momento. Uno non era   “migliore” e l'altro inferiore, ma come se i due suonassero un diverso   strumento e questo non era il momento per lo strumento che Getz suonava.
 La marea non cambio' fino ad un certo punto, dopo il 13 febbraio 1962,   quando Stan e Charlie Byrd registrarono il disco “Jazz Samba”. “Non   sapevo nulla della bossa nova“, disse il sassofonista, “una sera,   Charlie venne al club e mi chiese se avessi voluto andare da lui. A casa   sua,  ascoltai il disco di Joao Gilberto. Mi racconto' della tournee   che aveva fatto per lo State Department, del Brasile e degli altri paesi   che aveva visitato. Sviluppammo cosi' l'idea di fare un disco con   alcuni dei brani. Pensai che si trattasse solo di una bella musica; non   avrei mai detto che sarebbe diventata un hit.”
 Cio' che accadde non si puo' riassumere in fatti e cifre; dipende dal   press agent con cui parli. Ma Bernie Silverman della Verve Records disse   che il 45 giri di "Desafinado” aveva passato le 500.000 copie e che   il relativo LP stava arrivando alle 500.000 copie.
 Per Getz e' difficile analizzarne le ragioni ma cio' che e' accaduto    non lo preoccupa troppo: e' sufficientemente felice che cio' sia   accaduto. “Sono molto felice” aggiunge “che, grazie all'eccitaziine    generata da “Jazz Samba” anche il disco “Focus” (secondo il vostro   traduttore, probabilmente l'album piu' straordinario di Getz) sta   iniziando a suscitare una maggiore attenzione. Credo che Eddie Sauter (il compositore, e Hershey Kay direttore d'orchestra, N.d.T) abbia fatto   un magnifico lavoro con “Focus” cui, incidentalmente, la German Jazz   Federation ha assegnato il premio “album dell'anno”.
 Silverman afferma che il successo di “Jazz Samba” ha stimolato le   vendite di tutto il catalogo di Stan Getz e lo ha proiettato nelle   stazioni radio di rock-and-roll – cosi' ora i giovani ascoltano   “Desafinado”. Ha portato buona musica in aree improbabili, con effetto   salutare per la musica in generale. Ora Getz e' l'unico sassofonista ad   avere scalato le classifiche (del pop)  e, al colmo dell'ironia, e'   tornato al primo posto nel Readers Poll del Down Beat 1962. Come spesso   accade ad un uomo che ha raggiunto un grande successo nella sua   attivita', ora Getz e' oggetto di gelosie e risentimenti. Cio' che ora   conta per lui, e' l'essere in grado di produrre la musica che gli   aggrada, certo di averne l'audience e quando annuncia “Desafinado” (o   “Dis Here Finado” come lo chiama) lo introduce come “ il brano che   consentira' ai miei ragazzi di finire il college – tutti e cinque”.
 Come dice Getz, “ la bossa nova e' il best seller del momento, ma il jazz ci sara' ancora per lungo tempo.
 Ora e' in grado di guadagnare cachet per serata a quattro cifre e ci si   aspetta che le royalties dei suoi dischi tocchino le sei cifre, fatti   che gli assicurano una sicurezza a vita, che solo un anno prima sembrava   fuori dalla sua portata.
 Cio' malgrado, un anno fa Getz suonava altrettanto brillantemente, con   anima, swing e sensibilita'. La differenza, ora, sta nel il suo   successo-- e questo e' lo show business.
 
   
 Leonard Feather
 Down Beat – febbraio 1963
 
 
 
 
 
 
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