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Duncan Schiedt
Fotografo, storico, musicista
di Corrado Barbieri
Considero uno dei privilegi della mia vita aver conosciuto Duncan Schiedt, ed aver pubblicato un suo libro in Italia e in contemporanea negli Stati Uniti.
Una persona rara per dolcezza e affabilità e per quanto riguarda il jazz, mi viene, per definirlo, di usare il termine "totale" cultore di jazz.
Fotografo per professione e passione, ha fotografato quasi tutti i grandi artisti degli anni d'oro del jazz, e, dove non ha potuto perché erano già scomparsi, ha ricercato e collezionato loro immagini, per un totale di oltre diecimila fotografie, cifra sicuramente da considerarsi oggi per difetto.
Nato ad Atlantic City, iniziò la sua opera di fotografo di jazz nel 1939, con la ripresa del concerto della Benny Goodman Orchestra quell'anno al Paramount Theatre di New York. Un'opera lunga decenni, nei quali i suoi scatti sono serviti a illustrare centinaia di articoli e di pubblicazioni contenute nei cd,nonché a documentare la fondamentale opera video di Ken Burns sulla storia del jazz, apparsa negli anni Novanta anche in Italia su stazioni televisive,e reperibile su DVD.
La collezione di immagini jazzistiche di Duncan Schiedt e' una delle più vaste esistenti e annovera materiale di eccezionale interesse e rarità. Si possono trovare immagini stropicciate, che sono rimaste a lungo addirittura nei portafogli di collezionisti e musicisti, leggende del jazz come ad esempio Jelly Roll Morton o Count Basie.
Duncan ha pubblicato anche una serie di opere librarie pregevoli, tra cui una biografia(come co-autore) di Fats Waller intitolata "Ain't Misbehavin'", "The jazz State of Indiana", sulle tante band che hanno proliferato in quella zona degli States, "Twelve Lives in Jazz" e "12 Vite nel Jazz",pubblicati dalla Delta Editrice di Parma, e Jazz Black and White, una straordinaria raccolta dei suoi scatti più belli e significativi.
Duncan vive a Pittsboro (Indiana), dove ferve una intensa attività attorno al suo materiale. E' anche ottimo pianista e non ha mai cessato di suonare con glorie del passato e del presente jazzistico.
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