DUE PERLE "CALIFORNIANE"
June Christy e Chris Connor
di Adriano Pateri
L'arco temporale dalla metà degli anni '40 alla fine, ed oltre, degli anni '50 è stato uno dei più importanti e fecondi periodi per lo sviluppo e l'evoluzione del jazz. Il bop, dopo aver rivoluzionato il linguaggio sui piani melodico, armonico e ritmico, si affermava con una vitalità vicina all' aggressività specialmente nella forma oltre che nei contenuti, caratterizzando la musica suonata nella East Coast. All'ovest, il clima,
la mentalità ed anche una certa e diversa ' way of life' diedero invece forma ad un jazz più soft, rilassato o come alcuni malintenzionati lo definirono,'easy listening'. Sempre pronti ad etichettare generi e correnti, critica e marketing diedero vita a due scuole di jazz, la East Coast e la West Coast, meglio identificata, quest'ultima come 'jazz californiano'. Ne seguirono polemiche e discussioni sul jazz più 'sanguigno' creato e suonato ad est rispetto a quello più 'easygoing' e rilassato praticato ad ovest. Spesso le polemiche degenerarono con definizioni di jazz nero e jazz bianco. Tutto questo non aveva ovviamente senso e con gli anni fu dimenticato al punto da far apprezzare le innegabili qualità e creatività del jazz californiano che tra l'altro favorì lo sviluppo della corrente del 'cool jazz' con personaggi del calibro di Stan Getz, Gerry Mulligan, D.Brubeck. Lee Konitz e la scuola di Tristano. Crediamo quindi che la distinzione musicale tra Est ed Ovest si riferisca più alla cronistoria che alla musica stessa. Se non ci fosse stato Lester Young non ci sarebbero stati i sassofonisti con il loro contributo nella diffusione del 'cool jazz' e lo stesso Miles Davis, definito più volte come alfiere del cool jazz, non esplose certo in California.
Ma forse sono le cantanti a dare un'impronta più netta ed atta a caratterizzare i contenuti della musica. In questo caso quella prodotta e suonata in California.
Ricordo di essere rimasto profondamente impressionato nell'ascoltare un "Midnight sun" cantato da June Christy, la cantante dell'orchestra di Kenton, con la sua voce 'husky', velata e impercettibilmente rauca che avevo già sentito in Anita O'Day e che ritrovai in Chris Connor, Julie London e molto più tardi in Karrin Allyson.
Quel 'Midnight sun' mi fece per un momento addirittura dimenticare l'entusiasmo e la generosa vitalità dei 'Jazz Messengers' e mi diede l'ennesima conferma, se ce ne fosse stato bisogno, dell'importanza dell'emozione che ogni forma d'arte, per essere
veramente sentita e vissuta, deve suscitare in chi ascolta, vede o legge. La voce di June Christy, più che un mezzo vocale per l'improvvisazione, è uno strumento che esegue lunghe note, modulate nei toni e arricchite da un leggero vibrato che ne esalta la forza espressiva. La si può ascoltare nel disco Something Cool, che ne consacrò la fama e nella sua ampia discografia. June Christy nasce nell'Illinois e comincia a cantare già a 13 anni per poi continuare in varie città fino al 1945, quando sostituisce Anita O'Day nella big band di Kenton, con il quale resterà in periodi alternati per molti anni. Nel '54 sposa Bob Cooper, multistrumentista e sassofonista di Kenton con il quale ha una figlia e continua la sua carriera di successo sia con lunghe tournées in USA e all'estero che registrando da sola con gli arrangiamenti di Peter Rugolo, altro collaboratore di Kenton.
Lotta strenuamente per anni contro l'alcolismo fino a ritirarsi nel '69. Nel '72 è però di nuovo con Kenton al Newport Jazz Festival di N.York e negli anni '70 ed '80 continuerà a collaborare con ex membri di quell'orchestra. L'ultima tournée è con Shorty Rogers nel 1988.
Apparirà con Chet Baker nella sua ultima esibizione in pubblico.
June Christy si spegne in California a 64 anni e mentre ascolto ancora con piacere le note di quel "Midnight sun" leggo che dopo la cremazione le sue ceneri furono sparse nello splendido scenario di Marina del Rey.
Chris Connor è decisamente 'un altro paio di maniche'... anche perché, come direbbe Alberto Sordi, è "del Kansas City", Missouri.
Battute a parte, nasce Mary Loutsenhizer, lei e la sorella da famiglia medio borghese. Orfana di madre in giovane età raggiunge la sorella più grande con la quale va a vivere. Vero talento naturale e non ostacolata dai genitori, comincia a cantare a 6 anni. Crescendo si iscrive nella band della scuola media che frequenta e per 4 anni mantiene la posizione di primo clarinetto nella sezione delle ance. Alla domanda del perché avesse scelto di studiare il clarinetto, risponde candidamente: "per imparare a leggere la musica", pur avendo da sempre in mente il progetto di diventare cantante.
Interessante la sua amicizia e frequentazione di Bob Brookmeyer, anche lui cresciuto a Kansas City, con il quale condivide interesse ed amore per la musica. Uscivano spesso insieme per parlare di musica, lui con la sua girl-friend e lei con il suo boy-friend.
Dopo le prime esperienze con un'orchestra che suonava arrangiamenti di Stan Kenton nel campus dell'università del Missouri decide di partire per New York dove, dopo regolare audizione, viene assunta come cantante nell'orchestra di Claude Thornhill. Nel '52 lascia Thornhill ed entra nell'orchestra di Jerry Wald. Finalmente nel '53 sostituisce June Christy nell'orchestra di Stan Kenton che però lascia entro lo stesso
anno. Dopo una lunga serie di registrazioni per varie case discografiche, Chris Connor si esibisce con un grandissimo numero di famosi musicisti di jazz riconfermando il suo successo e soprattutto la sua connotazione di cantante jazz. Si ritirerà nel New Jersey dove morirà ad 81 anni di tumore.
Chris Connor è stata purtroppo sottovalutata all'ombra delle grandi Ella, Sarah, Carmen e Dinah e considerata a torto un sottoprodotto di Anita O'Day e June Christy. In realtà è doveroso invece confermare il notevole contenuto jazzistico della sua vocalità e la profonda ed intima qualità di feeling nella sua arte.
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