Si puo' davvero affermare che l' abbinamento musica e grafica sia stato un matrimonio celebrato in paradiso. E ciò e' valso soprattutto per il jazz. Chi negli anni '50 e "60 non e' stato affascinato da certe copertine dei vinili? chi per anni, e spesso per tutta la vita, non ha abbinato mentalmente un interprete, un disco, con la grafica di copertina? E ancora, chi non e' stato indotto ad un acquisto che pareva incerto da un disegno, una scena che lo colpiva particolarmente?
Tutto questo iniziava con l'avvento del vinile, a fine anni '40, per continuare fino agli anni '60, con l' acme nei fatidici, per il jazz, anni ' 50. Fu allora che artisti di talento straordinario vennero chiamati sempre piu' spesso dalle case discografiche a realizzare la grafica di copertina degli album. Si era in pieno periodo Pop Art, tuttavia gli artisti coinvolti davano vita a immagini che scaturivano da uno stile a se' stante, che traeva nuova ispirazione dal jazz e dalle sensazioni che ne derivavano in quegli anni, dando vita ad immagini e a una grafica inusitate, bizzarre, intriganti, fascinose. Spesso contribuivano due artisti, uno realizzava la grafica generale della copertina e l' altro una determinata immagine, dipinto o disegno. La scena discografica si intrecciava quindi all'attivita' di personaggi come David Stone Martin (con una produzione vastissima e straordinaria), Reid Miles, Jim Flora, Phil Hays, Bob Ciano, Guido Crepax. I risultati sono state opere immortali, irripetibili, legate soprattutto alle prime edizioni dei vinili. Certo e' difficile per chi e' venuto dopo immaginare l'effetto di quegli album esposti nei negozi, delle novita' discografiche che grazie a quei disegni,a quelle combinazioni di colori, sbocciavano nelle rivendite come fiori esotici, sempre diverse, un effetto calamita per ogni appassionato, che inesorabilmente ha finito per legarsi a molte di quelle immagini per sempre.


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