La "Ciurma" di Bob Crosby

 
 
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La "Ciurma" di Bob Crosby

 


di Tano Ponzoni

 


Raramente capita di scrivere con più entusiasmo di una simpatica, allegra, brillante orchestra jazz, come nel caso dell’orchestra di Bill Crosby. Nato a Spokane (Washington) il 28 agosto 1913, George Robert “Bob” Crosby, fratello del più celebre Bing, si trovò ben presto nell’assillante dubbio di intraprendere la carriera di crooner (era dotato di una discreta voce baritonale, ma troppo simile a quella di Bing), o piuttosto un’altra professione. Iniziò comunque a cantare in un’orchestra da ballo della West Coast, quella di Anson Weeks, con la quale partecipò a qualche registrazione e a programmi radiofonici.
Due anni dopo approdò alla più quotata orchestra dei Dorsey Brothers, dove rimase per quasi un anno. Se il fatto di essere fratello di Bing Crosby sia stato un vantaggio o meno per Bob, non è possibile saperlo, ma indubbiamente, mentre fu facilitato a entrare nel giro della musica, non poté certamente sottrarsi a confronti non certo favorevoli per lui.
Fu nel 1935 che avvenne una decisiva svolta nella sua carriera. La già famosa orchestra di Ben Pollack, che contava tra le sue fila elementi di grande valore come Benny Goodman, Glenn Miller, Jack e Charlie Teagarden, Charlie Spivak, Eddie Miller e Nappy Lamare (La Mare!), stava per sciogliersi per vari motivi, tra i quali la defezione di Goodman e un diverbio tra il rigido Pollack e i suoi musicisti che, dopo una partita a palla a mano, si erano presentati in scena… con le scarpe sporche. Gil Rodin, sassofonista della band, consigliato da Cork O’Keefe (affermato manager musicale) e influenzato dal successo che stava ottenendo Benny Goodman con la sua nuova orchestra, decise, con i restanti elementi della disciolta band, di organizzare una nuova formazione. Phil Hart e Yank Lawson (tp), Artie Foster e Glenn Miller (tb), Matty Matlock (as-cl) e Gil Rodin, Eddie Miller e Deane Kincaide (sax), oltre a Gil Bowens (p), Nappy Lamare (g e vo), Bo Hagart (b), Ray Bauduc (dr) e Clark Radal (vo) costituirono il primo organico della nuova orchestra.
Ma restava un grosso problema: la mancanza di un leader. Erano anni nei quali, spesso, il direttore d’orchestra era solo una “marionetta” che serviva da scena, mentre i musicisti “viaggiavano” per proprio conto. Gil Rodin, paziente, musicalmente colto, efficace e serio, mancava però della statura e dell’autorità per divenire un leader. Fu interpellato Jack Teagarden, che però dovette declinare l’incarico perché legato da un contratto con Paul Whiteman, che notoriamente non aveva un carattere troppo conciliante. Proprio da O’Keefe venne di nuovo il consiglio di assumere per questo incarico Bob Crosby, dotato com’era di un aspetto simpatico e di capacità di intrattenitore. In attesa di una soluzione del problema, l’orchestra cominciò a registrare per la Brunswick alcuni 78 giri.
Nell’estate del 1935 nacque finalmente la Bob Crosby’s Orchestra, contemporaneamente a un buon contratto con la Decca, che si protrasse fino al 1942. La “Ciurma di Bob Crosby”, come la ribattezzò il critico George Simon che già aveva gratificato di duraturi soprannomi altre orchestre (Benny Goodman Gang, Woody Herman Herd ed i Dorsey Dervishers), era costituita da una base di nativi di New Orleans, e nella fattispecie da Eddie Miller, Ray Bauduc, Nappy Lamare e da un nutrito gruppo di provenienza dallo stile dixieland-Chicago. Ma la particolarità innovativa fu quella di adattare ad una grande orchestra le polifonie tromba-trombone-clarino, caratteristiche dello stile di provenienza dei musicisti, con il risultato di uno stile dixieland-swing di assai piacevole fattura. Pur non mancando di motivi e orchestrazioni originali creati dai componenti dell’orchestra (Lamare, Miller, Kincaide), i motivi “standard”, che la maggior parte delle orchestre del momento (Original Dixieland Jazz Band ad esempio) eseguivano a mo’ di jam session, ricevevano un nuovo slancio vitale negli arrangiamenti per big band.
Questa tecnica lasciava, comunque, ampio spazio a solisti di valore, servendo da veicolo a splendide improvvisazioni. Eddie Miller, che nei suoi assoli, specie nei brani lenti, anticipava il be-bop di Lester Young e Bud Freeman, assieme a Muggsy Spanier, Billy Butterfield ed al clarino di Irvin Fazola fu protagonista tra il 1937 e il 1942 di improvvisazioni che entusiasmano ancora oggi.
Un’ultima qualità di questa orchestra fu quella della stabilità del suo organico di base e della coesione dei suoi elementi. “Noi eravamo come una grande famiglia, lavoravamo assieme, socializzavamo assieme e soprattutto avevamo gli stessi gusti musicali, tutto ciò in modo più netto di qualunque altra orchestra…”, ebbe a dire Bob Haggart. Una perfetta “swing machine” che ci ha lasciato registrazioni di famosi brani come "Fidgety Feet", "Panama" e "South Rampart Street Parade" del 1937, il lungo ed entusiasmante "Diga Diga Do" e soprattutto lo splendido "I’m Free", rapidamente ribattezzato "What’s new", praticamente un lungo assolo di Billy Butterfield, tutti e due del 1938, assieme a tanti altri eccellenti brani, che sono entrati nella storia del jazz.
Il pur stabile organigramma della Ciurma di Bob Crosby vide l’ingresso di quegli anni di grossi nomi del jazz: tra le trombe, oltre ai già citati, Spanier, Butterfield, Charlie Spivak e Charlie Teagarden; tra i pianisti, Bob Zurke, Joe Sullivan e Jass Stacy, e tra gli arrangiatori, Ray Conniff, Nelson Riddle e Paul Weston, oltre ad Henry Mancini. Nonostante le sue discrete doti di cantante, Bob Crosby non imperversò mai, cedendo spesso il passo a cantanti come Kay Weber, Doris Day, Gloria De Haven e Kay Starr, oltre (cosa poco nota) ad un fugace gruppo vocale, i Bobolinks, tra i quali cantava un giovanissimo Johnny Desmond che sarebbe poi diventato il cantante della famosa orchestra militare di Glenn Miller. Anche il gruppo vocale dei Modernaires fece parte dell’orchestra poco prima di passare anch’esso all’orchestra civile dello stesso Glenn Miller.
Ma la storia non finisce qui. Sulla formula dei Red Hot Peppers di Jelly Roll Morton (1926-1930) era di moda far nascere in seno all’orchestra dei complessini detti “Band within the band”. Ne sono validi esempi i Tommy Dorsey Clambake Seven (1935), i vari trii, quartetti, sestetti di Benny Goodman, ed ancora (solo per citarne alcuni) i Gramercy Five di Artie Shaw, la Original Dorseyland Jazz Band di Jimmy Dorsey ed i Kansas City Seven di Court Basie. Alla fine del 1937 videro la luce così i Bob Cats che diedero luogo alla registrazione di veri gioielli musicali, di valore altamente artistico come "Who’s Sorry Now" ,"March of the Bob Cats" (che divenne la sigla del complessino), "Call me a Taxi" e "Big Noise from Winnetka". Quello dei Bob Cats fu effettivamente un modello molto imitato ma mai eguagliato. La prima registrazione risale al novembre 1937, "Stumbling", cui seguirono fino al 1945 ben 81 incisioni in 78 giri, con formazioni varie, ma con sempre presente la base fissa e cioè il quartetto E. Miller-Bauduc-Lamare-Haggart.
Abbiamo lasciato leader e orchestra al 1942, quando il conflitto mondiale disperse i musicisti. Crosby presto' servizio militare nei Marines e, tornato a casa, dopo una sfortunata esperienza cinematografica, negli anni Cinquanta riunì di nuovo sia l’orchestra che i Bob Cats per una serie di registrazioni per la Columbia e la Capitol, ma soprattutto per la Corral e la Dot; registrazioni che vennero salutate con entusiasmo dai critici di jazz e dal pubblico. Nel 1956, dopo una parentesi radiofonica, Bob fondò una nuova orchestra, più nutrita, con un sound più moderno, anche aiutato dalle nuove tecniche di registrazione in microsolco. Vennero con successo rispolverati, in un crescente revival, i vecchi motivi del periodo pre-bellico, che furono registrati per la London e la Monmouth Evergreen. Negli anni Sessanta Crosby si dedicò ad altri incarichi e per lungo tempo si stabilì nelle Hawaii, per ritornare poi a San Diego ad occuparsi di management presso la Walt Disney Association.
Alcuni elementi della vecchia band (i soliti fedelissimi) fondarono negli anni successivi la World’s Greatest Jazz Band, sulla falsariga della vecchia e fortunata formula dei Bob Cats. Abbiamo la fortuna che, nella formula Band within a Band, ci siano pervenuti, tramite il riversamento in VHS delle pellicole soundies, parecchi filmati che ci permettono di apprezzarla.

 
 
   
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