Lennie Tristano

 
 
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Buddy Rich




di Corrado Barbieri



Non c'e' biografia di Buddy Rich dove non figurino le parole attribuite a Gene Krupa, suo grande amico, per definirlo, " Il piu' grande batterista che sia mai esistito". Per certo Rich fu un virtuoso dello strumento capace di polarizzare l'attenzione del pubblico con la sua eccezionale abilita' e al contempo attraversare vari stili del jazz risultando sempre all'altezza delle situazioni.
E un personaggio del genere non poteva che cominciare esattamente da dove ci si puo' immaginare, cioe' come bimbo prodigio che batteva il coltello su oggetti e tavoli e seguiva perfettamente a tempo le prime musiche che ascoltava.
Piu' giovane di Krupa di otto anni, fu sempre accostato a Gene, rispetto al quale aveva una potenza, una rapidita' e una precisione di esecuzione superiori ed era portato ad exploit articolati addirittura esplosivi. Autodidatta pressoche' completamente, non aveva la presenza scenica di Gene, ma avendo questi dischiuso al pubblico la batteria come spettacolo, gli assolo come numero obbligato delle orchestre, si puo' affermare che lo segui' in quella direzione, anche se aveva una mentalita' piu' moderna e aperta per cui pote' suonare sia nelle big band di fine era Swing, sia con i boppers. Una capacita' questa che gli permise di restare sulla scena a lungo e sempre apprezzato.
Aveva debuttato nel 1937 con l'orchestra del clarinettista Joe Marsala e aveva attirato l'attenzione per alcuni assolo che avevano lasciato attonito il pubblico. Poi era passato alle orchestre prima di Bunny Berigan e quindi di Artie Shaw, per entrare nel 1938 in quella di Tommy Dorsey. Era il momento d'oro di Sinatra, dell'esplosione di popolarita' di " the voice" con quella band, e i due divennero amici. Quando Frank usci', e Buddy torno' dal servizio militare, in un tipico gesto frutto della sua generosita', Sinatra finanzio' Rich con 25.000 dollari perche' potesse impiantare una sua band. Era iniziato tuttavia il declino delle big band, e in quegli anni i risultati non furono esaltanti.
Era ormai l'inizio degli anni ' 50 e stava affacciandosi sulla scena il Jazz At The Philarmonic di Norman Granz, che volle Rich a registrare nelle sue sedute, un Rich che aveva suonato con Bird sentendosi perfettamente a suo agio : la sua versalita' era indubbia, anche se il suo stile potente e con largo uso del rullante (facilmente individuabile all'ascolto) rimarcava ormai la differenza dalle nuove impostazioni dei batteristi di quegli anni.
Suono' poi con la rinata big band di Harry James nel 1962,64 e 65 , finche' con mossa coraggiosa e nonostante il tramonto generale delle grandi orchestre, decise di ritentare di essere leader di una sua band e avere mano libera per le sue esecuzioni. Da quel momento scelse elementi sempre molto giovani, con i quali si esibi' con buon successo in tutto il mondo fino agli anni '80 e a poco prima della sua scomparsa nel 1987. Aldila' degli stili e di ogni altra considerazione, il modo di suonare di Rich e' rimasto impressionante e ancor oggi, rivedendo i due bellissimi documentari video su di lui, e' impossibile non rimanere colpiti dalla sua straordinaria abilita'.




 

 


















 

 












 
 
   
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