Bix Beiderbecke
 
 
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Bix Beiderbecke

 

 


bixLeggendo le varie storie del jazz, che spesso usano voluminose citazioni  in prima persona degli stessi musicisti, si è colpiti da quanti di loro abbiano subito l'op­posizione dei genitori per il fatto che suonassero jazz.
Questo è così spesso parte dell'infanzia dei musicisti, particolarmente di quelli che sono cresciuti all'inizio del secolo scorso, che ci si chiede quante potenziali grandi carriere siano state effettivamente soffocate da questo atteggiamento.
È ancora più sorprendente che tanti artisti di jazz siano riusciti ad emergere da queste chiusure per prendere il proprio posto nella storia.
Gli esempi abbondano, ma nessuno è più cocente di quello di Leon Bix Beiderbecke, nato nel 1903 in una famiglia borghese di origine tedesca nella città di Davenport, nell'Iowa.
Bix, come sarebbe sempre stato conosciuto, era il terzo figlio di Bismarck ed Agatha Beiderbecke. Charles e Mary Louise, fratello e sorella maggiori, erano nati rispettivamente nel 1895 e nel 1889.
Il padre, benestante uomo d'affari occupato nel commercio del legname e del carbone, non vedeva l'ora che i  propri figli si prendessero cura degli affari negli anni a venire. Agatha, sotto ogni aspetto madre attenta e sensibile si occupava di tutte le necessità dei figli, comprese le lezioni di pianoforte per sua figlia. La musica era familiare in casa Beiderbecke, poiché Aga­tha era lei stessa una pianista e Bismarck era noto per aver occasionalmente suonato lo zither, la caratteristica cetra tirolese, nelle tranquille serate casalinghe.
In tenera età, il piccolo Bix se ne stava in piedi al grande piano verticale e ne traeva melodie suonate con un solo dito, con grande divertimento dei familiari.
Ma anche lui avrebbe cominciato a prendere lezioni da un maestro del luogo, perché si era capito che “cultura” e “miglioramento di sé” dovevano essere perseguiti da tutti i giovani di quei tempi che avessero rispetto di sé. In quello che era forse un annuncio del futuro, il piccolo Bix non mostrava alcun interesse per le lezioni di piano,  preferendo suonare canzoni di sua scelta e facendo esperimenti alla tastiera.
Il suo modo di abbellire i pezzi che gli erano assegnati era tale che l'insegnante, esasperato, rifiutò di continuare. Testimonianze posteriori della famiglia e degli amici sembrano  mostrare Bix come un ragazzino normale dell'epoca, interessato allo sport e agli amici, e popolare tra i suoi compagni di scuola. La quotidiana sicurezza della  famiglia e della comunità avrebbero potuto determinare una vita agiata e tranquilla negli anni a venire. Ma nel mezzo di questa placida educazione si intromise un richiamo di sirena, i suoni della sponda del fiume che si stendeva oltre e sotto la confortevole casa in Grand Street. Davenport, Iowa, con le due città dell'Illinois di Rock Island e Moline, formava un importante centro industriale, agricolo e di scambi nella parte del Midwest degli Stati Uniti. Sia la ferrovia sia il fiume Mississippi trasportavano i prodotti delle fabbriche e delle fattorie in altre città e porti, spesso destinati a nazioni straniere.
Il fiume brulicava di traffico. Battelli a vapore e chiatte fa­cevano la spola a nord e sud superando le numerose cateratte e riempiendo l'aria con le loro sirene, con le campane e con le vibrazioni delle ruote a pale che muovevano i battelli per pas­seggeri che di quando in quando si infilavano in città, con le luci sfavillanti e la calliope, il caratteristico organo a vapore, risuonante sulle acque. Queste pittoresche imbarcazioni, con i loro ponti multipli, i lavori in legno riccamente ornati e l'andatura placida, che sbuffavano fumo dai loro fumaioli stravaganti, avevano un altro suono, la musica delle orchestrine che suonavano per i ballerini che si trovavano a bordo in quelle escursioni.
I battelli che viaggiavano sul fiume per centinaia di miglia, partendo da New Orleans o da St. Louis, potevano  trasportare la stessa orchestra per settimane fino alla meta, mentre altri programmi potevano richiamare per diversi giorni in una particolare città, dove poteva essere ingaggiata una band locale. L’area delle tre città di cui faceva parte Davenport aveva un certo numero di tali piccole orchestre, disponibili per brevi o lunghi ingaggi. In alcuni dei battelli che partivano dal sud, probabilmente ben forniti di musicisti neri, si potevano ascoltare ritmi esotici ed eccitanti quasi sconosciuti nelle seriose città della parte superiore del fiume.bix
Si racconta che il giovane Bix, appena adolescente, si sia imbarcato come clandestino su uno dei battelli che portavano in gita e, scoperto una trentina di miglia più in giù, abbia declinato le proprie generalità affermando tranquillamente di volersi offrire volontario come suonatore di calliope. In quella occasione fu rispedito a casa, ma alcuni anni dopo, come raccontò sua sorella, fu un'altra storia. “Ci stavamo sedendo per la cena quando le note di Smiles arrivarono fluttuando nell'aria dall'organo a vapore di un banello fluviale. Doveva essere stato lontano cinque miglia, ma si poteva riconoscere immediatamente chi stesse suonando. Non era venuto a cena, ma almeno, allora, sapevamo dove fosse”.
Con una di quelle piccole decisioni che spesso cambiano la vita intera, il fratello di Bix, Charles, tornato a casa dal servizio militare nella prima guerra mondiale, spese un po' dei suoi risparmi in un grammofono e in un po' di dischi.
Tra le arie d'opera e la musica da concerto c'era una stranezza: un disco Victor da dieci pollici con Tiger Rag e Skeleton Jangle, da un gruppo fino ad allora mai sentito chiamato Original Dixieland Jazz Band. Dalle prime poche battute di quella rozza e rauca musica, i Beiderbecke la trovarono repellente, tutti eccetto Bix, per il quale fu una rivelazione.
Il suono della cornetta di Nick La Rocca mandò in estasi il più giovane, e lo avrebbe cambiato per sempre.
Attorno ai sedici anni, mentre ancora faceva progressi come pianista autodidatta, Bix organizzò con i suoi amici una piccola associazione musicale cercando di emulare i suoni ascoltati in quei primi dischi di jazz.
Nell'estate del 1919, l'orchestra del pianista Fate Marable arrivò dal fiume a bordo del battello Capitol. Tra i musicisti, nel suo primo lungo viaggio fuori dalla sua città natale di New Orleans, c'era il giovane cornettista Louis Armstrong, che stava ancora sviluppando la tecnica e la disciplina della musica.
Molti anni dopo, Armstrong dichiarò di ricordare il primo incontro con Bix, ed è verosimile che quella volta si siano incontrati.
Ora Bix stava facendo degli esperimenti con  la cornetta, prima su uno strumento preso in prestito, poi su uno comprato da un amico che abitava nel vicinato.
Concentrandosi sulla diteggiatura e sul timbro, egli sorprese gli amici con i suoi rapidi progressi, che portarono all'invito a suonare in una o due delle orchestre locali a bordo dei battelli. Sfortunatamente Bix non sapeva leggere la musica, e gli fu rifiutata l'ammissione nel locale sindacato dei musicisti (necessaria per effettuare l'attività professionale, n.-d.t.). Fu costretto a tirarsi indietro.
Alquanto preoccupati, i genitori considerarono tutto questo con la convinzione che quello di cui Bix aveva bisogno era una scuola lontana da queste distrazioni che potesse fornirgli una certa disciplina e migliorare le sue capacità accademiche, che avevano cominciato a prendere una brutta piega quando i suoi interessi musicali si erano moltiplicati. Fu spedito alla periferia di Chicago, dove fu iscritto nella stimata Lake Forest Academy.
Il trasferimento ebbe l'effetto della benzina gettata su un fuoco ardente. Per Bix fu il primo passo in quella che sarebbe stata una incandescente vita musicale destinata a non durare più di dieci anni. All'arrivo, con tutte le buone intenzioni, si arruolò nell’orchestra della scuola e fece amicizia con molti compagni di studio interessati al jazz, più tardi, e inevitabilmente, formò una piccola orchestra per suonare ai balli del campus e in quelli che si tenevano fuori. La sua popolarità saliva quanto i suoi voti si abbassavano, e le lettere tra Bix e i suoi genitori riflettono la crescente ansietà della gente di casa. Ma il richiamo della stessa Chicago era troppo forte perché Bix potesse resistervi. Non era facile ottenere un permesso per andare in centro e in genere venivano consultati i genitori, ma lui e i suoi amici violavano il regolamento con entusiasmo. Per Bix si trattava  spesso di scivolare furtivamente e silenziosamente fuori dal suo dormitorio nella calma notturna, la cornetta avvolta in un foglio di giornale, e andare a prendere un treno per il centro di Chicago dove lo aspettavano delizie musicali; in genere al Friar's Inn, dove Paul Mares, il cornettista direttore dei New Orleans Rhythm Kings, teneva banco. Questa orchestrina, suonando in uno stile più omogeneo e ritmicamente e­lastico di quello di La Rocca di cui Bix aveva fatto il suo idolo, era composta in egual misura di musicisti di New Orleans e del nord, miscela che senza dubbio contribuì al cambiamento stilistico che rappresentavano. Bix ne seguì attentamente le premesse, e più tardi le avrebbe ritrovate nella parte nera della città, dove la Creole Jazz Band di King Oliver teneva banco al salone da ballo Lincoln Gardens. Tra i suoi musicisti c'era, come seconda cornetta, Louis Armstrong, che stava iniziando la propria scalata alla celebrità.bix
L'anno 1921-1922 tro­vò Bix in crescenti difficoltà alla Lake Forest, e per finire fu espulso a causa delle frequenti assenze non autorizzate e dello scarso profitto negli studi. Le notizie arrivavano lentamente a Davenport, ma alla fine suo padre apparve inaspettatamente in una sala di Chicago dove Bix era nel mezzo di una prova. Ne derivò un rapido ritorno a casa, ma durò poco.
La scuola era chiusa per le vacanze estive e Bix trovò che la vita a casa non fosse paragonabile alla scena musicale di Chicago, e, sebbene con riluttanza, i suoi genitori lo lasciarono tornare nella grande città.
Il nome del giovane cornettista veniva fatto in molti circoli musicali, e chi veniva in visita dagli stati limitrofi faceva in modo di ascoltare l'insolitamente dotato “youg man with a horn” anche se lui poteva ancora portare lo strumento avvolto in un giornale o in una borsa di tela, e le sue scarpe e i suoi vestiti potevano aver bisogno di riparazioni. Giovani aspiranti musicisti come Hoagy Carmichael, di Bloomington, Indiana, ed Eddie Condon, di Goodland, Indiana, già un veterano di orchestre itineranti, sono tra quelli che ci hanno lasciato brillanti descrizioni di come Bix apparisse e suonasse a quel tempo.
Ci fu ancora un ulteriore tentativo di riportare Bix su binari convenzionali, e lui passò qualche settimana a rodersi nell'ufficio di suo padre, ma ognuno poteva vedere quanto fosse inutile combattere più a lungo contro l'inevitabile, e Bix fu nuovamente libero di seguire il proprio destino.
Anche se avrebbe continuato a tornare a Davenport per brevi periodi, la vera rottura cominciò quando si unì ad alcuni amici di Chicago in un complesso che suonava in una locanda per automobilisti non lontano da Cincinnati, Ohio, chiamata Stockton Club. Ci furono molti cambiamenti di personale prima che ne uscisse una formazione stabile, che fu chiamata Wolverine Orchestra per rendere omaggio al titolo di uno dei loro pezzi preferiti, Wolverine Blues. Lo Stockton Club, ben noto come casa da gioco, ospitava anche alcuni criminali e la notte di Capo­danno
del 1923 una battaglia tra bande rivali più grande del solito sfociò nella chiusura del Club e nella perdita del lavoro per l’orchestra.
Trasferitosi a Cincinnati, il gruppo lavorò in una sala da ballo al terzo piano di uno stabile, sperando di trovare una sede migliore.  Non molto dopo, suonando ad un ballo di stagione alla Miami University, ad Oxford, Ohio, decisero di piantarla col loro deprimente impiego alla sala da ballo, e lo fecero di prima mattina, molto tempo dopo il lavoro, quando poterono calare silenziosamente gli strumenti dalla finestra del piano superiore e andarsene dalla città prima che qualcuno si accorgesse della loro partenza.
La loro prima seduta di incisione si tenne allo studio di registrazione Gennett il 18 febbraio 1924. La band comprò il tempo della registrazione; Gennett, sempre attento al dollaro, volle ascoltare il risultato e poi decidere se pubblicare il disco. Questo piccolo edificio, collocato nel cuore di una fabbrica di pianoforti, occupa un posto senza eguali nella storia del jazz, perché fu lì che la King Oliver Band, i New Orleans Rhythm Kings e tanti altri effettuarono le loro prime sedute di registrazione, e per i Wolverines quella fu anche una esperienza fondamentale. Attraverso le registrazioni fatte lì, la band sarebbe stata conosciuta in tutta la nazione, anche se la sua esistenza non sarebbe durata che qualche mese.bix
Nel corso del resto dell'estate, Bix e i suoi colleghi avrebbero posto il centro della loro attività attorno alla città di Indianapolis, dove un amico che dirigeva un’orchestra, Charlie Davis, li aiutò a mettersi a posto con qualche lavoro, e da dove poterono andare a suonare in una serie di feste da ballo nel campus dell'Indiana University per il cortese interessamento del loro amico ed ammiratore Hoagy Carmichael. Dall'autunno di quell'anno si sarebbero trasferiti ad un ingaggio nella notissima Cinderella Ballroom nel cuore di Manhattan al centro di New York. Per coincidenza, quasi nello stesso momento Louis Armstrong si spostò da Chicago per prendere  posto nella sezione delle trombe della Fletcher Henderson Orchestra, che suonava al Roseland, una sala da ballo rivale situata nella stessa zona.
Ormai la reputazione di Bix, come quella di  Louis Armstrong, era destinata a emulare o anche a superare quella delle orchestre in cui suonava. Musicisti di ogni parte di New York, sentendo le grandi cose che si dicevano dell'orchestra jazz, o come si diceva allora “hot”, che suonava al Cinderella, divennero adepti dello stile di Beiderbecke, e furono molti i trombettisti che cambiarono il proprio modo di suonare per cercare di ritrovare il fraseggio di Bix, l'originalità dell'attacco del suo strumento, e per provare a riprodurre le sue idee musicali, cosa più facile a dirsi che a farsi.
Un'offerta da parte del direttore d'orchestra ed impresario di Detroit Jean Goldkette sembrò un attraente avanzamento di carriera a Bix, che non era spaventato dalla prospettiva di suonare in una formazione più ampia, in un periodo in cui le piccole orchestre trovavano sempre maggiori difficoltà a produrre un volume di suono sufficientemente ampio da riempire le vaste sale da ballo che venivano costruite in sorprendente quantità nell'intero paese.
Restando con i Wolverines solo il tempo necessario per “ammaestrare” un nuovo trombertista (il giovane Jimmy McPartland, di Chicago), Bix prese la strada di Detroit nell'ottobre del 1924, verso il suo primo incontro con la disciplina di una big band alla Graystone Ballroom, dov'era di casa la Goldkette Orchestra. Quello a cui Bix era andato incontro con slancio si rivelò essere semplicemente un paio di mesi di frustrazioni, poiché il giovane trombettista penetrava a fatica nei sofisticati arrangiamenti, mancando le battute d'entrata e in genere sconvolgendo il taglio elegantemente rifinito che la Goldkette Orchestra presentava ai suoi clienti abituali. Alla fine il suo comprensivo direttore lo mise in libertà, consigliandogli di ritornare quando fosse pronto a prendere il proprio posto in una sezione ben amalgamata, capace di far qualcosa di più che fornire qualche occasionale ritornello improvvisato  con fantasia jazzistica, cosa per la quale egli era ammirevolmente dotato.
Per il deluso Bix fu di nuovo il ritorno a Davenport.
Ormai i suoi dischi ne avevano fatto una specie di eroe locale, la sua presenza e il suono della sua cornetta furono accolti con favore da tutti i musicisti della sua generazione, anche se avrebbero potuto guardarlo con qualche timore per quanto aveva realizzato fino a quel momento.
Nel corso della prima parte del 1925, Bix si trasferì ancora, iscrivendosi per un breve periodo a dei corsi dell'Università dell'Iowa  con la speranza di concentrarsi sulla teoria musicale, ma non seguendoli fino alla fine, perché ritornò a New York e poi si fermò al Rendez-vous Cafe di Chicago, sotto la direzione di Charlie Straight. Ad un ingaggio estivo al lago Walled, nel Michigan, sotto le insegne di Goldkette seguì il suo primo lavoro di una certa durata con un complesso, quello di Frank Trumbauer all'Arcadia Ballroom di St. Louis. Questo durò fino al maggio del 1926, quando Bix, ora molto più preparato, insieme con Frank Trumbauer accettò un invito a raggiungere l'orchestra principale di Jean Goldkette, cominciando con alcuni balli di primavera nei college.bix
Ora, Bix e Trumbauer, insieme con diversi musicisti regolari dell'orchestra di Goldkette e con altri della band di St. Louis, suonarono con un ingaggio di tre mesi al Blue Lantern Inn, al lago Hudson, nel nordovest dell'Indiana.
Tra i più interessanti orchestrali presenti c'era il clarinettista e sassofonista Charles “Pee Wee” Russell, che negli anni a venire avrebbe trovato la propria strada per l'immortalità nel jazz con le formazioni di Red Nichols e di Eddie Condon. Sarebbe stata l'ultima estate spensierata della vita di Bix, dato che la paga era regolare, la musica era “hot” e il liquore illegale era abbondante.
Seguirono tredici mesi con la Goldkette Orchestra principale, durante i quali Bix avrebbe partecipato a parecchie sedute di incisione per la Victor, suonato regolarmente nei programmi radiofonici trasmessi dalla Greystone Ballroom, compiuto una lunga tournée nel New England e fatto più volte la propria apparizione alla Roseland Ballroom di New York. Inoltre effettuò una registrazione per solo pianoforte con la propria composizione In A Mist, che l'arrangiatore Bill Challis aveva messo in forma scritta dopo aver ascoltato ripetutameme le versioni improvvisate da Bix. Con Frank Trumbauer fece anche una serie di registrazioni con piccoli gruppi per l'etichetta OKeh che rimangono tra i più amati classici del jazz, come Singin' The Blues e I'm Comin' Virginia. Entrambi hanno lasciato assoli particolarmente attraenti e ricchi di idee bellissime che negli anni sono stati ripetuti migliaia di volte dai loro ammiratori. Per contrasto, i dischi dell'orchestra di Gold­kette rappresentano solo ciò che i produttori discografici pensavano sarebbe stato venduto più facilmente, e, con l'esclusione di uno o due brani (My Pretty Girl e Clementine) non danno un'idea del jazz di cui l'orchestra era capace.
La fine delle possibilità finanziarie per questa orchestra, oppressa dagli alti stipendi degli orchestrali e del personale di sostegno, arrivò alla metà di settembre del 1927, quando la band terminò il suo ultimo ingaggio al Roseland.
Fu certamente una triste occasione, perché tutti i membri erano arrivati a considerarsi una famiglia e non solo una delle tante grandi orchestre.
Alcuni si unirono al sassofonista basso Adrian Rollini nello sforzo di costruire un'orchestra a New York destinata a suonare al New Yorker Hotel, ma questa durò appena un mese e nella seconda parte del settembre 1927 Bix e il suo ormai intimo amico Trumbauer entrarono nell'elefantiaca organizzazione di Paul Whiteman a Indianapolis, dove Bix e i Wolverines avevano passato una calda, felice estate esattamente tre anni prima.
Con Paul Whiteman, Bix deve aver provato la sensazione di raggiungere qualcosa come la cima di una montagna.
Certamente non c'era in tutta la nazione un'orchestra più prestigiosa in cui suonare, e le opportunità sembravano illimitate. Bix ormai leggeva la musica discretamente bene, e la sua tecnica alla cornetta era anche più sbalorditiva di prima.bix
Il suo direttore, pienamente consapevole di quale trofeo avesse in Bix, permise agli arrangiatori principali di scrivere sezioni di arrangiamenti destinate a mettere in evidenza il suo impareggiabile strumento, con gran dolore della precedente stella della tromba di Whiteman, Henry Busse, che si dice abbia lasciato proprio per quel motivo la formazione. Ai fans della band erano anche offerti gli assoli di Frank Trumbauer, i cui passaggi morbidi e distaccati stavano per essere assimilati da intraprendenti sassofonisti di tutto il paese, compreso anche un allora sconosciuto Lester Young, che suonava in una “territory band” nel sudovest. Ma per Bix non c'erano solo l'attenzione che gli riservavano Whiteman e Challis, l'affetto e il rispetto generali dei suoi amici musicisti e il generoso salario settimanale che gli veniva  pagato: la grande popolarità dell'orchestra e la sua massa rendevano imperativo che questa  lavorasse assiduamente. Questo comportava frequenti viaggi, che comprendevano esibizioni sia in teatro sia nelle sale da ballo, trasmissioni radio in viaggio e a New York, un  pesante impegno discografico per l'intera orchestra, più numerose registrazioni con piccoli gruppi, ancora a nome di Trumbauer. Era un programma logorante, e alla fine della settimana, ogni musicista sentiva di essersi veramente guadagnato i suoi soldi. Da qualche parte lungo la strada Bix aveva cominciato a bere assiduamente alcolici che, quantunque illegali, e­rano facili da ottenere per un musicista.
Spesso gli stessi locali. fornivano gratuitamente liquori ai clienti abituali o permettevano loro di portare i propri. I clienti che arrivavano ad ammirare il modo di suonare di un particolare musicista come Bix si sentivano in obbligo di invitarlo a “bere qualcosa con noi”, e amici ben disposti devono condividere la responsabilità del suo destino finale.
Una volta era diffusa l'opinione che Bix fosse impegnato in una eterna ricerca musicale di qualcosa di nuovo che egli non poteva mai definire con precisione, e che quella sua morte prematura fosse in qualche modo connessa con questa ricerca e la sua definitiva frustrazione, soprattutto perché si riteneva che il suo spirito creativo fosse stato “seppellito” nella massa dei musicisti di Whiteman e dalla sua pesante emissionene sonora.
Tuttavia il semplice ascolto delle registrazioni dell'orchestra e la lettura delle testimonianze dei suoi amici musicisti che ne facevano parte sono sufficienti a demolire entrambe le teorie.bix
Può essere che dietro alla tragedia finale di Bix Beiderbecke stia il suo rapporto con la propria famiglia, la sua consapevolezza, nonostante tutte le buone intenzioni, di avere reciso per sempre quel legame, e di non aver mai saputo accettare il proprio ruolo in quella separazione, né l'apparente indifferenza della famiglia per i suoi sforzi di realizzazione.
Un aneddoto spesso citato forse illustra quella che può essere una chiave importante per l'enigma di Bix: era sua abitudine, forse con l'intenzione di dire indirettamente alla sua famiglia “ecco cosa faccio, e questo è quello che ho realizzato”, mandare pacchi dei dischi che aveva pubblicato con Whiteman e gli altri appena uscivano, aspettandosi forse qualche segno di approvazione. Quando si fu rovinato la salute e Paul Whiteman generosamente gli permise di tornare a Davenport ancora a libro paga fino a che non si fosse sentito in grado di rientrare in orchestra, Bix aprì una credenza a casa dei suoi e vi trovò tutti i pacchi che aveva inviato con tanto orgoglio, mai aperti.
Quando morì solo, in  un piccolo appartamento di New York, il 6 agosto 1931 all'età di ventotto anni, l'av­venimento passò inosservato, fatta eccezione per la sua famiglia, pochi intimi amici e l'incalcolabile numero di musicisti che era stato colpito dal suo talento ed entusiasmato dalla sua presenza.
Nella morte, la sua leggenda cominciò a prendere forma, portando a un romanzo popolare, a un film vagamente basato su un personaggio simile a Bix e alle colorite storie sul minuto e modesto ragazzo dell'Iowa raccontate dai coetanei sopravvissuti. Ma la sua musica rimane.
è questo il suo testamento.

 
           
 
   
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