Da tre anni, nel 1917, ha chiuso per legge Storyville, il quartiere a luci rosse di New Orleans, dando inizio alla diaspora dei tanti musicisti che si esibivano in quelle strutture, rimasti senza lavoro. Meta il nord, Chicago, che sara’ il punto di arrivo e di incontro di intere masse, che emigreranno nel nord industriale in cerca di migliori condizioni di vita e di lavoro.
E’ gia’ arrivato, in avanguardia, il Re della cornetta del momento, Joe King Oliver, universalmente rispettato nell’ambiente del jazz, che a Chicago porrà con la sua Creole Jazz Band le pietre miliari del jazz classico, quello che si suona a New Orleans negli anni ‘10. Sarà a Chicago anche il giovane Louis Armstrong, che entra prestissimo nella band di “ papa “ Oliver.
Intanto a New York, nel 1917, sono stati registrati i primi brani jazz della storia, da una piccola band di New Orleans formata in prevalenza da italo-americani, guidata da Nick la Rocca. I pezzi sono destinati a rimanere dei classici del repertorio jazz, anche se le esecuzioni sono caratterizzate da un’impronta alquanto dilettantistica.
Ma c’è un altro complesso bianco in costruzione, con un’ impostazione ben più artistica, altri musicisti che si mettono in viaggio sui battelli del Mississippi verso Chicago e si uniranno a quelli di Chicago per formare uno dei gruppi jazz più influenti e significativi della storia della musica afro-americana. La band e’ bianca, anche in essa c’ è una forte presenza italo-americana e i componenti piu’ importanti sono Paul Mares alla cornetta, George Brunis, di origine tedesca, al trombone e un clarinettista italo-americano destinato a restare una figura leggendaria, Leon Rappolo ( o Roppolo, a Ellis island non vanno troppo per il sottile con i nomi degli immigrati italiani…) destinato a morire giovanissimo causa droga e alcol.
Siamo in presenza di quel calderone che mette le radici negli speakeasies, i piccoli bar di quart’ordine presenti ogni due passi a Chicago e gestiti dalla malavita. Li’ i musicisti si ritrovano, scambiano idee, si organizzano per le serate nei vari locali, dove verranno ascoltati dalla schiera di fans che si va formando attorno a quella nuova musica che viene dal delta. C’e’ da dire che l’invaghimento per il Jazz quasi sempre travolge in età adolescenziale , e per di più in misura sconvolgente! Figuriamoci in quegli anni trabordanti di vitalita’ e desiderio di novita’ : siamo esattamente nel 1920, e i liceali bianchi della Austin High School, quattordicenni, quindicenni,sedicenni, scoprono la musica dei New Orleans Rythm Kings di Paul Mares, rimanendo fulminati. C’ è un gruppo iniziale composto da Jimmy McPartland alla cornetta, dal fratello Dick McPartland alla chitarra, dal sassofonista Bud Freeman, da Jim Lannigan al contrabbasso e da un futuro straordinario clarinettista di origine tedesca, Frank Teschmaker. La band, denominata High School Gang, nel 1922 e’ pronta ad essere ascoltata e non può ancora accorgersi a cosa sta dando vita : e’ la prima trasformazione dello stile originario che si suona a New Orleans, che da una parte diventa meno rilassato, più frenetico, più asciutto, più portato al contrappunto, ai riff, i brevi scatti di assolo fuori dagli assieme, e da un ‘ altra mostrerà una più alta valenza tecnica dei musicisti.
A quell’ondata di entusiasmo si uniranno nel giro di mesi nomi storici del jazz, provenienti anche da New York, quali Eddie Condon, Benny Goodman, Jack Teagarden, Gene Krupa , Muggsy Spanier, e decine di altri : era nato lo stile Chicago, raffinata evoluzione del New Orleans classico, in maggior parte suonato da bianchi, a cui sarebbe stato dato il nome generico di Dixieland .