Il Blindfold Test di Art Blakey
Leonard Feather
Down Beat - settembre 1962
“E' stato spesso il destino di gruppi come quello di Art Blakey di essere vagamente lodati sul piano dell'improvvisazione, ma poco importanti su quello di insieme causa la mancanza di una vera e propria capacita' di orchestrazione.
Se riferito ai Jazz Messengers cio' fosse mai vero, e lo dubito, nonostante le affermazioni di Andre' Hodeir ed altri che io rispetto, non e' il caso odierno.
Con la struttura del sestetto che ha riorganizzato l'anno scorso, e con il valido contributo compositivo fornito dai quattro dei suoi cinque componenti, il gruppo di Blakey e' diventato il piu' attraente sull'odierna scena del jazz, almeno nella mia opinione.
Le composizioni, il suono dei fiati ed il fantastico dinamismo di Blakey contribuiscono in ugual misura.
Le reazioni di Blakey al Blindfold Test sono di interesse insolito. Come noterete, vi sono momenti in cui presta un'attenzione cosi' profonda alla sezione ritmica da non ricavare alcuna impressione su quanto accade nel resto degli esecutori.
Non gli e' stata fornita alcuna indicazione relativa ai dischi sottoposti. sia prima che durante l'esecuzione del test.
“Fat Girl” si riferisce a Fats Navarro.
I dischi sottoposti:
1 Ray Charles: “Moanin'” (dall'LP “Genius + Soul jazz”) - Impulse.
(Charles, organ – Bobby Timmons, compositore.)
Ray Charles. Mi piace. Numerose bands hanno registrato questo brano da quando lo abbiamo introdotto quattro anni fa.
Bobby dovrebbe essere diventato ricco.
Ci ha azzeccato con questo brano, vero? Stava scherzando al piano, un giorno a Columbus, Ohio, durante una prova e lo mise insieme. C'era Benny Golson che costrinse Bobby a strutturarlo perche' lui non aveva intenzione di completarlo.
Penso che per una big band questo disco sia magnifico, specialmente per il tempo che hanno speso insieme a suonarlo. Naturalmente noi lo suoniamo ogni sera ed e' diventato sempre migliore ….si e' coeso… particolarmente per il modo in cui Benny e Lee Morgan suonano l'introduzione. E' piu' facile quando non c'e' molto pubblico.
Mi piace come e' stato sviluppato. Quattro stelle.
2 Dave Bailey: “ Evad Smurd” ( dall'LP “ Getting into something”) - Epic.
(Bailey, drs – Clark Terry, tr e compositore – Curtis Fuller trb.)
Quello e' Clark Terry. Non ti puoi sbagliare. E' Bobby Brookmeyer? Mi e' piaciuto come hanno suonato.
Il drumming era buono, ma non so chi e'. Un gran bel beat ...sembra quello di molti che conosco: e' Osie Johnson o Dave Bailey.
E' l'arrangiamento che mi ha fatto pensare a Osie perche' e' il suo modo di comporre. Quattro stelle.
3 Joe Morello: “I didn't know what time it was” (dall'LP “It's about time“) - RCA Victor.
(Morello, drs – Manny Albam, arrangiatore.)
Ma chi era quello! ? Non e' che manchi nulla, qui; solo che non mi piacciono le big bands per i batteristi. Non vi e' sufficiente liberta' per consentire ad un batterista di fare le cose che vuole fare perche' vi sono troppi personalismi con cui far casino.
Abbiamo anche bisogno di big bands, ma oggigiorno i cats (nomigliolo che definisce il jazzista – N.d.T) non suonano insieme sufficientemente a lungo per sviluppare quel vero feeling che una band dovrebbe avere.
Se ci fossero big bands itineranti, come ai vecchi tempi, e i ragazzi avessero l'opportunita' di vivere insieme, allora si' che avremmo musica per big bands.
Ora, questa band suona bene, sta bene insieme, ma capisci che non hanno suonato sufficientemente insieme. Stanno li' giusto per fare una buona registrazione, cosa molto difficile.
Vorrei tanto che ci fossero piu' big bands per fungere da scuole per i cats. Aiuterebbe moltissimo cosi' tanti giovani cats – li raddrizzerebbe subito. Penso che il tempo qui' cambiasse troppo rapidamente per i miei gusti, ma quel s.o.b. (figlio di puttana, spesso usato tra i jazzisti anche con connotazione positiva. N.d.T.) e' bravo.
Mi e' difficile passare da un estremo all'altro, a meno di non andare su un mambo o altro, con un metro musicale completamente diverso – ecco perche' mi piace come i cats compongono oggi-- ora con un umore per poi passare ad un altro senza scompaginare il brano.
L'arrangiamento pero' era buono, ben eseguito. Tre stelle
4 Milt Jackson - John Coltrane: “Be bop” (dall'LP “Bags and Trane”) Atlantic - .
(Jackson, vb- Coltrane, tenor sax – Hank Jones, piano – Paul Chambers, cbs - Connie Kay, dr.
Non ho la minima idea di chi siano. Lo vorrei sapere. Mi piace. La sezione ritmica era buona – eccome suonano – tirava da matti. Non so chi suona quel sax, ma e' come quella frase di Bird:”Cio' che e' in un uomo, emerge quando suona il suo strumento”. Questo uomo non e' molto sicuro di cio' che suona sul suo strumento perche' non c'e' presenza -- come quando senti Fat Girl o Miles Davis o Diz ...Clifford (Brown) ...Lee Morgan… Freddie Hubbard, questi qui sono quelli da ascoltare.
Esigono la tua attenzione sia che tu ascolti o meno. C'e' sempre qualcosa che accade.
Chi suona uno strumento possiede il meglio di tutto – uno strumento melodico. Deve entrarci dentro. Se non lo fa e la sezione ritmica dietro lui invece va alla grande, lo fara' sparire e lui non avra' alcuna ragione per stare la' sul palco.
La maggior parte dei jazzisti ce l'ha. Clark Terry per esempio. Ti obblighera' ad ascoltarlo, qualsiasi cosa suoni. Benny Goodman ce l'ha. E Pops (Louis Armstrong). Ma in questo disco, la sezione ritmica mi ha preso fin che gli assolo mi hanno sviato l'attenzione. Sono molto parziale nei confronti delle sezioni ritmiche.
5 Buddy Rich & Max Roach: “BigFoot” (dall'LP “Rich versus Roach”) - Mercury. - (Rich, Roach – drums.)
Quello era Buddy Rich, vero? Posso ascoltarne ancora un po'….(subito dopo): Max e Buddy, giusto? La parte di drumming e' riuscita bene. Ed era a tempo lo scambio delle quattro misure, che e' una gran cosa! Solo batteristi eccezionali ci riescono perche' la maggior parte non riesce a collaborare; cercano di sopraffarsi.
Era bello. Magnifico. Ovviamente prestavo attenzione solo alle batterie. Voglio bene a Max e a Buddy – siamo molto uniti. E' bello che la gente abbia l'occasione di ascoltarli insieme.
6 Benny Golson: “Little Karin” (dall'LP “ Take a number from one to ten”) - Argo. -
(Golson, tenor sax, compositore e arrangiatore.)
E' Benny Golson ed e' suo l'arrangiamento. Non l'ho mai sentito prima, ma so che e' lui. Ho incontrato Benny nella band di Dizzy,
molto tempo fa. Era magnifico in quella band, poi ha suonato con me un anno e mezzo. E' un organizzatore.
Certamente scrive delle belle cose e mi piace il suono del suo sax tenore. Sono cresciuto con quel tipo di suono. Cinque stelle.
Ripensamento di Blakey: Hai “Clifford Brown with Strings”? Suonalo un po', mi piace da matti.
Leonard Feather
Down Beat – settembre 1962
Ettore Ulivelli
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