Andre' Previn su Ornette Coleman
di Ettore Ulivelli
Nasce a Berlino nel 1929 e studia al Berlin Royal Conservatory e al Paris Conservatory e, giunto negli USA nel 1939, studia armonia e composizione con Mario Castelnuovo Tedesco.
Diventa arrangiatore per gli MGM Studios. Con i suoi gruppi registra per la Victor dal '49 al '55.
Il suo LP “My fair lady” con Shelly Manne pubblicato nel '57 diventa un best seller e inizia il trend di versioni jazz basate sulle famose partiture degli shows americani di quell'epoca.
Prodigioso musicista con una tecnica paragonabile a quella di Oscar Peterson, Previn e' sempre stato molto connesso con il jazz malgrado il suo impegno nella direzione di grandi orchestre sinfoniche. Ha pubblicato LP con Shelly Manne, Shorty Rogers, Benny Carter, Pete Rugolo, Benny Goodman.
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Ecco I commenti di Previn ai brani sottoposti da L.Feather, come d'uso in questa rubrica, senza alcuna identificazione.
Ornette Coleman: “Focus on sanity” (dall'LP “The shape of jazz to come”)
Non ho mai ascoltato Ornette in un club. Mi dicono che accadono strane cose, stupende, che non si manifestano in un disco. Si e' scritto cosi' tanto su Ornette da diversi musicisti da renderlo cosi' intoccabile che tutti camminano in punta i piedi, giustificando le loro opinioni con ogni possibile qualifica che ritorna in seguito nella privacy di un soggiorno.
E dato che non avverto alcuna particolare necessita' di ingraziarmi il quorum di coloro che apprezzano tutto questo, saro' totalmente categorico.
Basandomi su questo disco che non ho mai ascoltato prima d'ora, e pur concedendo il fatto di non aver mai ascoltato Ornette per un'intera serata, la cosa peggiore che posso affermare e' di non odiare questo brano o giudicarlo pretenzioso o quant'altro, ma, una cosa che nessuno ha detto di Ornette... e' che e' una noia mortale. Cio' non ha nulla a che fare con l'avventuroso o meno, tipo nuove strade o nuove frontiere: e' solo una noia terribile. Se uno e' deciso ad allargare cio' che e' accaduto prima...o sviluppare i precedenti, beh allora io sono con lui, ma voltare la schiena a qualsiasi tradizione e' semplicemente anarchia. Una cosa e' sviluppare il tempo per sottrarlo al 4/4; ma altra cosa e' allargare il campo dell'improvvisazione astratta dimenticando la consecuzione degli accordi e non vi e' scusa per tralasciarla. E' un mondo privato che letteralmente nessuno puo' invadere.
Se qualsiasi forma d'arte – e non voglio limitarlo alla musica – deve essere spiegata prima e dopo - con tutti questi colti articoli su cio' che sta dimostrando e cio' che ha gia' dimostrato – che io sia dannato se riesco a sentirlo mentre la musica sta suonando.
Su questo argomento sono vituperativo quanto mai... Tutto questo gran parlare di Ornette che e' iniziato come un esperimento affascinante e' stato costruito su qualcosa che non lo e', e Ornette stesso ha iniziato nelle interviste ad intellettualizzare fino ad uno stadio che no si puo' sostenere.
La sua personalita' non e' tale da farlo credere un imbroglione. Ornette, mi si dice, e' molto serio in cio' che fa e forse, nel suo intimo, sa dove vuole arrivare. Ma in termini di comunicazione e' distante milioni di miglia dall'esservi arrivato.
Non sto suggerendo che cerchi di raggiungere le masse. Non posso immaginare che vi sia piu' di un pugno di persone impaurite dalla prospettiva di perdere la barca come hanno fatto con Bird, che apprezzino tutto questo. Se ci sono, io sono contento di esserne fuori ed essere definito arretrato e vecchia maniera.
Sul piano musicologico, non ci vedo nulla. Probabilmente, se le frasi musicali fossero suonate in modo chiaro, potrei trarne qualche cosa, ma credo di dargli troppo credito pur avendolo a lungo analizzato.
E' una noia, auto indulgenza e assoluto nonsenso.
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Ripensamento di Previn.
Mi sento un po' colpevole per aver martellato cosi' forte. C'e' un aneddoto su Brahms: aveva trascorso una serata particolarmente vituperativa ad un party – era un tipo Oscar Levant del 19° secolo sul piano della conversazione – e mentre si congedava disse: “Se vi e' qualcuno che ho trascurato di insultare, me ne scuso” |