FOR ALL TIME
All' essenza del Dave Brubeck Quartet
di Corrado Barbieri ed Ettore Ulivelli
Cinque CD della Columbia, reperibili in cofanetto, sono la chiave per riascoltare o per scoprire, per chi non ne avesse avuto ancora l'occasione, l'essenza di Dave Brubeck e del suo quartetto. Sono gli album definiti " Time ", in ordine cronologico: Time Out, Time Further Out, Countdown:Time in Outer Space, Time Changes, Time In. Nell' insieme un tassello della storia del jazz che non solo ha segnato un'epoca, ma che e' destinato a rimanere per sempre una scelta di ascolto per milioni di persone.
Ma prima di prendere in esame queste cinque tessere in dettaglio e' il caso di soffermarsi sulla reazione che la musica di Brubeck provoco' in quegli anni ormai lontani, anni di innovazione ma anche di oscurantismo purista, ergo il peggio, che da sempre e' rappresentato dai cosiddetti "critici", cioe' chi giudica ottusamente un genere o un artista piu' che altro con atteggiamento intellettualistico. In breve, in questo caso, chi ha cercato di sminuire il successo di un gruppo di artisti proprio in quanto ....successo ! Infatti,tra i brani di queste registrazioni troviamo i famosi "Take Five" e "Blue Rondo A La Turk", certamente tra i maggiori responsabili dell' aver permesso all'album Time Out di essere il primo nella storia del jazz a vendere oltre il milione di copie, allargando la base degli appassionati del jazz in tutto il mondo e svolgendo cosi' anche una funzione storica. Ma il successo commerciale, per decenni, e' stato per i sedicenti " critici " sinonimo di scarsa qualita' jazzistica, ed e' opportuno ricordare che la prima vittima di un ragionamento cosi' distorto fu Louis Armstrong . Una distorsione che probabilmente veniva da lontano, rafforzata dall' atteggiamento elitario nato nei primi anni del bop, quando negli intenti di certi artisti apparve la pretesa di suonare solo per se stessi e per pochi altri.
Con la base del quartetto piu' ancorata allo Swing che al Bop, con un pubblico prevalentemente bianco, con il suo aver portato il jazz nei college e nei sobborghi della classe media, con le sue ispirazioni e riferimenti frequenti alla musica classica , Brubeck in buona sostanza venne sottovalutato e bollato come " leggero" , considerato una sorta di entertainer, a totale torto, e questa raccolta di album che a mio avviso rappresentano l' essenza della sua avventura jazzistica, delle sue esplorazioni oltre il tempo dei 4/4 e' la prova piu' lampante del contributo che l'artista, ma per essere esatti che " gli " artisti del quartetto, hanno dato alla storia del jazz, e prima ancora al piacere del nostro ascolto, che prescinde da ogni considerazione storiografica.
- Time Out - Bisogna calarsi nel 1959, quando apparve questo album, e immaginarsi lo stupore di ascoltare un brano in 9/8 come " Blue Rondo A La Turk ", ispirato dal movimento di Mozart Rondò alla Turca ( sonata per pianoforte n.11 ), che ancora oggi ci trascina nei fitti meandri della sua struttura spinti dal sax di Paul Desmond. Per poi passare al fluente " Strange Meadow Lark " con i suoi sottili spostamenti ritmici . Di " Take Five " in 5/4 e' stato detto parecchio, resta da ricordare che il brano nasce soprattutto come assolo di Joe Morello e nonostante i cambiamenti successivi l'orecchio e l'attenzione vanno puntati li'. " Three to get ready " e' un brano interessante per il suo alternarsi di 3/4 e 4/4, mentre " Kathy's Waltz ", un brano per cui Brubeck fu ispirato dalla figlia, fonde il 4/4 con il valzer per poi diventare un doppio valzer, dove, come in tutta questa serie di opere, l'attenzione va posta sulla batteria di Joe Morello. Concludono l' opera " Everybody's Jumpin' " e " Pick Up Sticks ", pezzo dove sono da gustare gli accenti di Morello sui tamburi.
L'album e' anche tra quelli che inaugurano le copertine con dipinti di arte contemporanea, in questo caso di Neil Fujita.
- Time Further Out - 1961, Dave Brubeck prende l'ispirazione da un dipinto di Joan Miro' ( stampato in copertina) che riporta in alto a destra una serie di numeri. Saranno i tempi dei brani contenuti nell'album, dal sottotitolo Miro Reflections. Sebbene non contenente due brani eclatanti come " Blue Rondo " e " Take Five ", l'album e' di eccezionale interesse e rappresenta una novità assoluta. In esso si può misurare tutta la portata del contributo di Joe Morello all' eccezionalità di queste registrazioni, di cui risulta il perno.
Il brano di apertura, " It' s A Raggy Waltz ", pur essendo in un 3/4 relativamente convenzionale, presenta note raggruppate, in modo che lo spostamento degli accenti li faccia apparire dove uno non se li aspetta, ed e' una gioia dal principio alla fine per chi ascolta. Il risultato e' una sincopazione reminiscente dei vecchi ragtime.
" Bluette ", che segue in 3/4, mostra l'influenza su Brubeck del piano di Chopin, e l'uscita lirica del sax di Desmond rende il pezzo di straordinaria dolcezza.
" Charles Matthew Halleluja " e' il breve pezzo per la celebrazione della nascita del sesto figlio di Brubeck, ed e' seguito dai bellissimi 5/4 di " Far More Blue " e " Far More Drums " in cui Morello si esibisce in uno splendido assolo dove si avvertono chiari echi delle complessità ritmiche africane.
" Maori blues ".Ci dice Brubeck "...il numero 6 nel dipinto di Miro' mi ha fatto ricordare un ritmo in 6/4 che avevo ascoltato in una cerimonia in Nuova Zelanda nel corso di un nostro tour ". Poi il quartetto si misura in un tempo inusitato , il 7/4 di " Unsquare Dance ", che e' in realta' un' autentica sfida a chi volesse seguire il tempo o battendolo con le mani o con i piedi in un impossibile tip tap, al punto che a fine brano si ascolta una risatina di Morello, soddisfatto e sollevato dopo essere riuscito in questa impresa ! C'e' poi un 8/8 di un " Bru's Boogie Woogie " e la chiusura in 9/8 di " Blue Shadows In The Street " con le sue dissonanze.
- Countdown: Time in Outer Space - Un titolo piuttosto fuori luogo per il jazz, ma siamo in piena corsa allo spazio, e in quel momento l'astronauta John Glenn e' il primo americano che gira attorno alla terra. Non e' un album all'altezza dei precedenti, ma come si e' detto, l'orecchio va tenuto su Joe Morello, che rende interessanti anche brani con poca ispirazione come quelli contenuti in questo terzo volume, anch'esso del 1961. Da rimarcare anche Gene Right al basso.
Desmond e' sempre ineccepibile, e brilla straordinariamente nel brano " Someday My Prince Will Come " . I tempi, sempre insoliti, spaziano dai 5/4 ai 10/8 di " Countdown ".
- Time Changes - Brubeck anticipa la musica che suonerà negli anni successivi , e che si allontana a volte più marcatamente dal jazz. I tempi sono sempre scelti perché siano inusitati, fino a giungere ad un 13/4. Un intento virtuosistico ma che mantiene fede al progetto " For All Time ", e anche un'incursione da avanguardia. Il consiglio e' sempre quello, seguire lo stupendo lavoro di Joe Morello alla batteria e del mai criticabile, lirico Desmond .
- Time in - La pesantezza di certi brani dell'album precedente viene dimenticata con questo quarto album, del 1966, a mio avviso uno dei più belli e interessanti del Dave Brubeck Quartet. Per iniziare, contiene la chicca della splendida ballata " Softly William Softly " una delle piu' belle che Brubeck abbia composto.
" Time in " che da' il titolo all'album, e' in 3/4 ed e' quasi un piano solo,in cui a un certo punto entra pero' Morello. Ma il vero capolavoro e' " Forty Days", un estratto di un'opera in progress di Brubeck di 30 minuti, un'opera liturgica ( che completa vedra' la luce nell'album The Light In The Wilderness - An Oratorio For Today ) : i 40 giorni sono quelli trascorsi da Cristo nel deserto, da qui l'ispirazione, su cui lo stesso Brubeck cosi' si esprimera' "....ho voluto includere una summa di tutto ciò che e' accaduto musicalmente dai tempi di Cristo ad oggi ". Si rimane affascinati dalla semplicità dei suoi passaggi al piano e mentre Gene Wright fornisce la base di 5/4 e Morello raddoppia il suo beat, Desmond letteralmente ci delizia col suo sax.
" Travellin' Blues " e' il tocco di blues che credo ci si potesse attendere a questo punto, con un Desmond romantico come lui sa essere ! Poi, nell'LP, " He Done Her Wrong ", " Lonesome ", " Cassandra " . Di quest'ultimo brano, la cantante Marian McPartland disse " ...la sovrapposizione di Morello del tempo di 3/4 su 2/4 nel secondo chorus e' un vero e proprio appiglio sull'orlo del burrone!! " . Il cd aggiunge tre " bonus tracks " ,un dono gradito e una musica di pari livello dei pezzi precedenti. Cosi' si conclusero le sedute di registrazione della serie, da considerarsi tra le top della storia del jazz moderno.
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Non credo che un appassionato di jazz possa escludere questa straordinaria raccolta di album dal suo ascolto od ometterla nella propria discoteca . Poter riascoltare qui e la',a seconda del proprio sentire del momento, una varietà di brani che costituisce un po' un unicum, equivale a una sicura messe di emozioni.