52a STRADA : TRAVOLGENTE IMPENNATA DI VITA E DI CREATIVITA’
Di Burt Korall
1942-1949. Quelli gli anni, New York la città, ma la scena e’ difficile da immaginare se non acusticamente, ascoltando una nutrita serie di dischi di quel periodo e seguendo idealmente quel periodo artistico. In nessun altro periodo della storia del jazz ci fu infatti una concentrazione cosi’ grande e varia di stili, di sound, di musicisti, in un’area cosi’ ristretta, l’isolato compreso tra la West 52a Street e la 5a e 6a Avenue.
C’era gente che passava le notti andando da nord a sud, ascoltando Billie Holiday all’Onix Club, Hot Lips Page allo Spotlight, Errol Garner e Bird al Three Deuces, i piccoli complessi di Coleman Hawkins e Don Byas al Famous Door o allo Yacht Club, i gruppi Dixieland al Jimmy Ryan’s Club .
Una scena che vedeva un clima di creazione continuo, la formazione di nuovi complessi e il dissolvimento di altri, l’andirivieni di artisti che attraversavano quelle strade, spostandosi da un locale all’altro e da un ingaggio a un altro. I locali erano molto diversi da come sarebbero stati una decade dopo e potevano contenere anche 100 persone e ospitare sul palco piccoli complessi di 5/6 elementi come orchestre di oltre venti.
I frequentatori erano un agglomerato di musicisti, di jazz fans provenienti da ogni angolo degli States e di artisti che si trovavano momentaneamente senza un ingaggio e in attesa di un altro. C’era poi un bar, dietro l’angolo della 6a Avenue, il White Rose, dove gli abitue’ erano Ben Webster, Bird e Dizzy Gillespie, che avevano scelto quel luogo per discutere delle prossime loro formazioni. Spesso ci si imbatteva in un piuttosto frettoloso Tony Scott, che non mancava di recarsi a salutare la sua amica Billie. Ma gli artisti erano tanti di più’ e per citarli tutti occorrerebbe un’intera opera libraria !
Cio’ che pero’ si puo’ immaginare ascoltando i dischi registrati in questo periodo dai musicisti che gravitavano attorno alla 52a e’ l’entusiasmo del pubblico, una sorta di febbre che spingeva i fans ogni notte verso quei locali, che avevano la forza attrattiva di una calamita.
Con la fine della decade pero’ tutto cambio’, i musicisti si sparsero in varie direzioni, in California iniziarono nuove avventure creative e il jazz entro’ nell’ altrettanto intensa era degli anni ‘50. Un’ altra autentica marea creativa, piu’ sparsa ma anch’ essa di grandi proporzioni, stava montando, e la magia della 52a, quel concentrato di vitalità creativa in un solo luogo, passava alla storia.